Un progetto che a livello nazionale vuol incrementare la superficie coltivata a nocciola a 90mila ettari dai 70mila ettari, con un aumento del 30% della produzione nazionale, con l'impegno da parte della multinazionale di Alba di ritirare il 75% della produzione per disporre di materia prima certificata italiana per le sue linee.
Un progetto che ha fatto anche discutere, come nel caso del Lazio, dove recentemente è stato organizzato anche un incontro promosso dall'Arsial per valutare la sostenibilità ecologica e economica dei noccioleti laziali.
Tornando all'Umbria, l'accordo è stato firmato tra Ferrero Hazelnut Company e Pro Agri, Consorzio produttori agricoli, organizzazione che raggruppa 800 soci con coltivazioni cerealicole ed oleaginose e sancisce l'avvio per i primi nuovi impianti di nocciola nel territorio umbro con l'obiettivo di raggiungere una superficie di 700 ettari di nuove piantagioni di nocciolo sul territorio regionale entro il 2023.
La durata dell'accordo è di venti anni e si protrarrà fino alla campagna agraria 2037, con l'impegno da parte di Ferrero di acquistare il 75% della produzione generata dai nuovi impianti, lasciando il rimanente 25% cedibile liberamente sul mercato.
Riguardo al prezzo di acquisto, il progetto prevede che venga strutturato ponderando i costi di produzione, rivalutati su base triennale in base all'indice Ismea, sommati al margine di impresa, con il mercato internazionale.
Oltre questo, al prezzo di acquisto sarà aggiunta una remunerazione in base alla qualità e alla varietà delle nocciole prodotte.
In caso di una forte destabilizzazione del mercato internazionale, tale da generare un prezzo di acquisto base inferiore ai costi di produzione, si attiverà il meccanismo di salvaguardia dell'investimento, ovvero saranno remunerati i costi di produzione ai quali dovrà essere aggiunta la valorizzazione della varietà e qualità specifica.
Una situazione, quella del crollo dei prezzi sul mercato internazionale, che si sta già prospettando all'orizzonte, soprattutto a causa dell'aumento di produzione in Turchia, paese che con l'80% della produzione mondiale determina i valori di mercato, e del cambio favorevole della lira turca che può avvantaggiare le esportazioni dal paese.
Inoltre saranno messi a disposizione della filiera nascente percorsi formativi per i tecnici delle aggregazioni che sigleranno l'accordo di filiera e un software gestionale per la strutturazione e il monitoraggio del progetto.