I suoli italiani manifestano un lento ma progressivo impoverimento di zolfo dovuto soprattutto alle maggiori asportazioni delle colture (a causa dell'intensificazione colturale, degli aumenti produttivi e di varietà più esigenti) ed alle pratiche agronomiche più intensive.
Le piante assorbono lo zolfo direttamente dal terreno sotto forma di ione solfato, che viene ridotto e utilizzato per produrre non solo aminoacidi fondamentali per la sintesi delle proteine (come metionina e cisteina) ma anche altri composti organici indispensabili, quali la biotina (vitamina H) la diammina (vitamina B1) e il coenzima A. Il contenuto di zolfo nei vegetali oscilla dallo 0,5% della sostanza secca (cereali, pisello, soia) ad oltre 1% nelle crucifere (cavolo, colza, rapa, senape, ravanello).
Nelle crucifere si ritrova nella composizione degli oli essenziali solforati (senfoli). Nei cereali, lo zolfo entra in sinergia con l'azoto per la costituzione delle proteine della granella. Infatti, le cariossidi cresciute con una buona nutrizione a base di zolfo e azoto hanno un maggior peso ma soprattutto un maggior contenuto di proteine solforate, con un più alto valore nutrizionale. La carenza di zolfo nei vegetali ha come immediata ripercussione l'inibizione della sintesi proteica. Le painte si presentano fragili, rigide e con steli sottili. Le foglie giovani presentano clorosi internervale e nelle crucifere si hanno foglie strette e allungate e con lamina fogliare ridotta (Violante, 1996, Verona, 1969).
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Fonte: Yara Italia