Diffidare sempre dalle occasioni a prezzi sospetti ed evitare di comprare prodotti di dubbia provenienza o palesemente "tarocchi". Queste sono due avvertenze che da sole basterebbero a debellare il mercato degli agrofarmaci illegali in Italia.
Spesso l'acquirente crede invece di essere scaltro nell'approfittare di "occasioni" che gli vengono proposte, ma alla fine le conseguenze della sua falsa furbizia ricadono proprio sulle sue spalle.
Infatti, al di là dei rischi per le proprie colture e per la sua stessa salute, per non parlare di quella dell'ambiente, vi sono anche risvolti legali comunque rilevanti di cui tenere conto. Non solo l'utilizzatore finale si espone a rischi di tipo penale se pescato in flagrante, ma rischia anche di non riuscire a farsi indennizzare gli eventuali danni, perché gli acquisti di agrofarmaci "farlocchi" sono per lo più "in nero" e non risultano da alcuna parte.
Di certo, non risponde il rivenditore, il quale nulla ha registrato e contro il quale nulla è possibile fare, a meno di non finire nel suo stesso calderone penale. Ancor più certamente non si può chiamare in causa la società distributrice del prodotto originale, visto che quello usato è un falso oppure giunge da canali più vicini alla criminalità organizzata che non a quelli del commercio trasparente e onesto.
In breve, sembra proprio che per l'utilizzo degli agrofarmaci illegali valga il detto "chi è causa del suo mal, pianga se stesso". E quando le lacrime si versano in una cella è anche peggio.

 

Casi diversi, medesimo giudizio

 

Il ventaglio di ipotesi è alquanto ampio quando si parli di agrofarmaci illegali. La casistica riporta situazioni fra le più disparate. E' sicuramente illegale acquistare prodotti registrati all'estero ma che in Italia non lo sono. Altrettanto illegali sono la vendita e l'acquisto di agrofarmaci di dubbia provenienza, i quali espongono per lo meno l'acquirente all'accusa di "acquisto incauto".
Molti prodotti dai prezzi sospetti derivano infatti da furti, orchestrati in certi casi dalla malavita organizzata, la quale spesso opera su commissione. Per un ladro che sottrae merci a un rivenditore onesto, infatti, vi sono rivenditori disonesti sempre pronti a ricorrere alla "collaborazione" con bande di veri e propri razziatori di prodotti.
L'agricoltore che acquista prodotti di questo tipo rischia quindi di andare incontro a pesanti conseguenze penali con l'accusa di ricettazione.
Non è per caso quindi che alcune aziende hanno arricchito le proprie confezioni con elementi grafici difficilmente falsificabili. Se la certezza al 100% di evitare la falsificazione non esiste, almeno in questo modo viene resa molto più dura la vita ai falsari.
Illegali non sono però solo i prodotti infilati nottetempo nel baule della macchina e portati a casa, magari gongolando perché si è speso la metà del vicino di fattoria. Salvo ovviamente dover poi spiegare al vicino il perché i propri campi sono pieni di malerbe, oppure addirittura strinati e buoni ormai solo da buttare.
Anche agrofarmaci apparentemente regolari possono non esserlo. In questo caso si parla di prodotti che non contengono ciò che promettono, come per esempio in alcuni casi di violazione delle leggi in materia di "importazione parallela", un canale commerciale legale che impone però la perfetta equivalenza del prodotto commercializzato con quello presente in un altro Paese Cee. Quando questa corrispondenza non dovesse verificarsi, scatta anche in questo caso il cartellino rosso, senza passare da quello giallo.

 

Le iniziative di Agrofarma contro l'illegalità

 

Da alcuni Agrofarma è impegnata a combattere il fenomeno del commercio di agrofarmaci illegali. Al numero verde 800-913083 è possibile per chiunque segnalare eventuali irregolarità o anomalie riscontrate. La chiamata oltre a essere gratuita peraltro anonima.
Agrofarma fornisce anche alcuni consigli utili per non cadere nella trappola del commercio illegale di agrofarmaci. Innanzitutto è bene evitare l'acquisto di prodotti a prezzi particolarmente anomali. Lo stesso acquisto deve peraltro avvenire nell'ambito di canali legalmente abilitati alla vendita, evitando acquisti senza il relativo rilascio della documentazione fiscale necessaria.
Vanno inoltre rifiutate confezioni non chiaramente identificabili come originali o con etichette non in lingua italiana, oppure con le confezioni non integre o, ancora, prodotti visibilmente riconfezionati.