Al fine di gestire in modo responsabile le acque superficiali di residui di olio e fitofarmaci, l'Azienda agricola Banfi ha avviato il Progetto Biobed.

Si farà il punto sull'esperienza di quest'azienda il 26 novembre 2010 nell'ambito di una Tavola rotonda (a cui sarà possibile partecipare su invito) presso il Castello Banfi di Poggio alle Mura.

Cos'è Biobed

Il lavaggio esterno delle attrezzature che hanno distribuito i prodotti agrochimici determina un elevato rischio di dispersione nel suolo e nelle acque superficiali di residui di olio e fitofarmaci, con conseguenze inaccettabili per le aziende agrarie più attente agli aspetti della responsabilità sociale e  della protezione ambientale. Mentre è acquisito da tempo il riuso delle acque di lavaggio interno del serbatoio delle irroratrici sulla stessa coltura per la quale un dato fitofarmaco è consentito, pochi si comportano in modo ecologicamente corretto con le acque di lavaggio esterno.  Queste, sono costituite da una miscela di acqua, suolo contaminato da agrochimici, che resta aderente alla scocca dell’attrezzatura o della trattrice, residui di lubrificanti e gasolio. 

Proprio per gestire in modo responsabile queste acque, la Banfi ha dato inizio nel 2008 al progetto Biobed, nel quadro di una convenzione di ricerca in atto con il Daga-Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università di Pisa. 

E’ stato realizzato un biobed a fianco dell’area di lavaggio delle macchine agricole, su cui vengono convogliate tali acque, dopo rimozione fisica dei residui oleosi. Le dimensioni del biobed sono state determinate  in base al volume annuale di acque contaminate da gestire, che, a sua volta, dipende dalla natura e frequenza dei trattamenti e conseguenti lavaggi. 

Alla Banfi si usano agrochimici autorizzati su vite, prugno e olivo. La costruzione del biobed è stata effettuata su indicazioni tecniche fornite dal Daga. Sulla superficie è stato seminato un miscuglio di Lolium e Festuca, per favorire l’infiltrazione delle acque inquinate. Il biobed prevede due pozzetti di campionamento: uno in entrata, ed uno in uscita, contenente i lisciviati recuperati.  

Con analisi multi residuali, svolte su entrambi, è stata controllata e accertata l’efficienza della struttura ai fini della detossificazione.