Epilogo come nei pronostici per il castagno da frutto nel Tavolo nazionale di filiera della frutta secca – sezione castagno – che ha ratificato ieri le iniziative del ministero per le Politiche agricole agroalimentari e forestali volte a favorire la coltura, colpita dal Cinipide galligeno del castagno e da un’annata agraria con pochi precedenti.
Cinipide e maltempo hanno falcidiato, con perdite del 90%, soprattutto la produzione del principale polo produttivo nazionale, attestato in Campania tra le provincie di Avellino, Caserta e Salerno.
In particolare, il Tavolo nazionale di filiera della Frutta Secca, presieduto da Corrado Martinangelo, della segretaria particolare del ministro Maurizio Martina, ha accolto con favore l’approdo dei castagneti da frutto al sostegno degli aiuti disaccoppiati ad ettaro del primo pilastro della Pac. E sono passate anche quattro proposte di Confagricoltura sui Programmi di sviluppo rurale 2014/2020.
Analizzata l’emergenza Cinipide galligeno del castagno: nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria e Lazio sono in forte diminuzione i ritrovamenti di galle parassitate dal Torymus sinensis, il che lascia pensare che l’infestazione del Cinipide stia rientrando, grazie all’ambientarsi dell’antagonista. Ma in Campania mancano ancora dati certi sul successo dei lanci di Torymus, completati solo un anno fa. E resta sullo sfondo la necessità, come nel caso della Xylella fastidiosa per l’olivo, di por mano all’adeguamento delle norme del Decreto legislativo 102/2004 sulla dichiarazione dello stato di calamità al Regolamento UE 1305/2013, che all’articolo 18 prevede espressamente l’inclusione delle fitopatie nelle calamità naturali. Anche perché, i castagneti, stressati dall’imenottero nocivo, ora sono facili prede di altre fitopatie.
Ecco tutte le proposte che sono state approvate dal Tavolo e che Mipaaf e assessorati regionali all’Agricoltura dovranno implementare nei prossimi giorni, quando le Regioni saranno convocate al Mipaaf per coordinare gli interventi sanciti dal Tavolo nazionale della Frutta Secca - sezione Castagno.
La proposta dell'Agea
L’Agea ha definitivamente confermato la disponibilità ad inserire i castanicoltori come beneficiari delle misure ad ettaro del primo pilastro della Pac. Il castagneto sarà definito frutteto – coltura specializzata - sulla base delle dichiarazioni rese dei conduttori dei fondi alle Regioni, unitamente alle aerofotogrammetrie che rilevano la presenza degli impianti. I castanicoltori, che sino a ieri erano stati meri beneficiari dall’aiuto ad ettaro per la tenuta del bosco, ma che formuleranno d'ora in avanti domanda di aiuto per i frutti, non dovranno ripetere le aerofotogrammetrie.
Le quattro proposte di Confagricoltura
La prima proposta riguarda l’intensità di aiuto ad ettaro delle misure compensative ed agroambientali, che secondo uno studio dell’organizzazione agricola sono state previste dalle Regioni con premi quantificati in maniera molto disomogenea sul territorio nazionale.
“Si va da 50 a 250 euro per ettaro per le misure compensative, mentre per quelle agroambientali si oscilla tra 0 e 900 euro ad ettaro – spiega ad AgroNotizie Giuseppe Russo, presidente della Federazione nazionale di prodotto frutta in guscio di Confagricoltura, che aggiunge – E' stata approvata la nostra proposta di chiedere alle singole Regioni, nelle more della definizione dei Psr a Bruxelles, di armonizzare questi aiuti, in modo da ottenere il massimo consentito dai regolamenti comunitari, così da dare liquidità al settore colpito da Cinipide galligeno del castagno e da avversità atmosferiche”.
Seconda proposta passata al Tavolo è quella di estendere a tutte le Regioni d’Italia quanto proposto dalla Campania nel suo Psr 2014/2020: l’inserimento nella misura 4.4.4 – investimenti non produttivi - della potatura dei castagni.
“In questo modo il castanicoltore potrà beneficiare di un aiuto pari al 100% del costo dell’investimento" spiega Russo.
Terza proposta di Confagricoltura sui Psr che ha avuto l’ok del Tavolo: inserire il castagno nell’elenco delle specie finanziabili con la misura 5, che copre sia gli investimenti preventivi che di ripristino della coltura in caso di calamità naturali. “Per poter far fronte alla seconda ipotesi però – ricorda Russo – è necessario che vi sia una declaratoria di stato di calamità da fitopatia che oggi non è consentita dalla normativa nazionale, che va adeguata all’articolo 18 del Regolamento Ue 1305/2013”.
Altro scoglio da superare: il castagneto da frutto è considerato specie assicurabile con le polizze incentivate e quindi è escluso sia dalla risarcibilità dei danni diretti ex Fondo nazionale di solidarietà che dalla possibilità di avere accesso ai fondi del Psr per il ripristino delle colture.
“Per ovviare a tanto – spiega Russo – abbiamo chiesto che il castagno venga depennato dalle specie frutticole assicurabili o, in subordine, che venga considerato non assicurabile se attaccato dal cinipide del castagno, in quanto le compagnie di assicurazione non sono in grado di risarcire i danni che l’imenottero impone – per anni – ai castagneti, che risultano fortemente deperiti”.
Quarta proposta approvata dal Tavolo: l’attivazione in tutte le Regioni castanicole della misura 16 del Psr 2014/2020 sul castagno per finanziare la ricerca e lo sviluppo di innovazione nella filiera della castagna.
“Il Tavolo nazionale di filiera della frutta secca potrebbe costituirsi come Gruppo operativo o come Partenariato europeo per l'innovazione in modo da selezionare le priorità d’intervento – conclude Russo - lasciando alle singole Regioni il compito di attivare le iniziative territoriali”.
23 aprile 2015 Agronomia