Quello del 2011 si preannuncia un autunno senza castagne. Una previsione da non prendere alla lettera, ovviamente, ma resta il fatto che il clima particolarmente torrido e siccitoso di questa estate e la crescente diffusione del Cinipide nei castagneti della penisola hanno portato a dimezzare la produzione italiana di castagne e marroni.

A rischio non c'é solo il prelibato frutto dell'autunno ma circa 780 mila ettari di bosco sul territorio nazionale e di 34.160 imprese agricole, che danno occupazione a oltre 100 mila persone. Per la castanicoltura italiana, dunque, si prospetta un’annata di grandi difficoltà.

Per approfondire l'argomento abbiamo intervistato Ivo Poli, presidente dell'Associazione nazionale Città del castagno.

Poli ha analizzato la situazione partendo da alcuni dati: "Rispetto alla media degli anni precedenti - ha detto - si è valutata una perdita di oltre il 50%, che in molte aree castanicole sia del Nord che del Sud arriva al 90%" .

Da una sommaria verifica fatta attraverso gli Enti soci dell'Associazione, è emerso che tutte le Regioni tradizionalmente votate alla castanicoltura sono in difficoltà. In Toscana in particolare è un vero disastro: Mugello e Garfagnana hanno perso il 90% del raccolto, Castelnuovo Val di Cecina il 70% e Monte Amiata 'solo' il 40%. -70% anche in Valcamonica (Lombardia) e in Piemonte, -60% in Trentino. Male anche l'Emlia-Romagna: nella Valle del Santerno si è registrata una diminuzione del 70% del raccolto, a Zocca del 60%. Oscillanti i dati provenienti dal Lazio: -85% per Viterbo, -50% per Rieti. I dati provenienti dalle Regioni del Sud vanno un po' meglio: se la Campania segnala -50%, dalla Calabria (Fagnano Castello) viene un calo del 20%. Tuttavia, quest'ultimo dato da considerato tenendo conto che si tratta di un dato parziale, a causa del ritardo della maturazione.

 

Produzione limitata e scarsa qualità per le castagne quest'anno, dunque: quali sono le cause?

"Le cause sono molteplici, anche se le principali sono l’andamento stagionale sfavorevole (con un picco di caldo e siccità tra metà agosto e ottobre) che ha impedito ai frutti di svilupparsi e maturare regolarmente e la crescente presenza del Cinipide galligeno, in forte aumento in tutta Italia). Altri danni favoriti dall’andamento climatico sono una notevole presenza di bacato e di muffe nei frutti". 

 

Esistono strumenti che per sostenere il comparto? Avete proposte?

"Attualmente non esistono strumenti specifici di sostegno alla castanicoltura, per cui annate come questa possono considerarsi vere e proprie calamità naturali. Per sostenere il comparto, di fronte a questo grave danno economico, l’Associazione si è attivata proponendo alle amministrazioni competenti e ai produttori di richiedere lo stato di calamità naturale. Questo consentirebbe di ottenere qualche risarcimento o almeno la riduzione degli oneri previdenziali".

 

Qual è la situazione sul fronte lotta al cinipide?

"Il Mipaaf ha appena approvato lo stralcio del piano di settore castanicolo che prevede il finanziamento dei campi regionali per la moltiplicazione dell’insetto antagonista al cinipide (Torymus sinensise delle misure formative collaterali. Nel frattempo sono continuati i lanci del Torymus con buoni risultati di parassitizzazione delle galle che ospitano il cinipide. Purtroppo siamo ancora lontani dal raggiungere quell’equilibrio biologico che consentirà nei prossimi anni di ridurre al minimo il danno".

 

Ci sono suggerimenti e consigli che possono essere dati al consumatore che vuole mangiare buone castagne?

"Solo uno molto semplice: assicurarsi che il prodotto sia di qualità e preferibilmente di provenienza italiana. Essendoci poca produzione nazionale e considerato che la globalizzazione sposta grandi quantità di prodotto a livello mondiale, anche nei negozi vicino a noi è facile trovare prodotto proveniente prevalentemente dall’Est, che non dà garanzie di qualità e soprattutto di salubrità. Si consiglia di preferire l’acquisto direttamente in azienda, di un prodotto confezionato con indicata chiaramente la provenienza e i trattamenti fatti, e di prodotti con marchi di qualità (Dop e Igp)".