Migliorare la qualità dei vitigni attualmente coltivati in provincia di Trento attraverso un’accurata selezione clonale e sanitaria della vite, in stretta collaborazione con i produttori locali. E’ quanto si propone la convenzione sottoscritta tra Istituto agrario di San Michele all’Adige e Avit - Associazione vivaisti viticoli del Trentino, che va a formalizzare un rapporto esistente ormai da lungo tempo in questo settore.
A firmare l’atto di collaborazione, di durata decennale, sono stati ieri, i rispettivi presidenti, Giovanni Gius ed Enrico Giovannini. Per l’Istituto agrario vuol dire intensificare e rafforzare il legame col territorio, col mondo produttivo, per Avit invece, associazione che raggruppa 19 aziende vivaistiche ed una cooperativa con 36 soci, significa anche poter utilizzare il marchio ISMA per la promozione delle selezioni di materiale clonale di interesse per il mondo viti-vinicolo, non solo provinciale.
“Esprimo la massima soddisfazione per questo accordo - spiega Giovannini-. In tal modo possiamo contare sulla collaborazione di un Istituto, come quello di San Michele all’Adige, che in questo campo si è fatto conoscere positivamente a livello internazionale”
  
Attualmente il comparto vivaistico provinciale rappresenta circa il 10% di quello nazionale, con una produzione di circa 11 milioni di barbatelle innestate. Questa produzione annuale coprirebbe una superficie vitata di circa tremila ettari, vale a dire un terzo del vigneto trentino.
L’Istituto agrario, sede dell’associazione nazionale che riunisce i principali costitutori viticoli italiani nonché socio fondatore del Nucleo di premoltiplicazione dei materiali di categoria 'base' per le tre Venezie, si occupa da oltre 40 anni di selezione sulle più importanti varietà coltivate per la provincia di Trento, ma anche su vitigni di rilevanza nazionale e internazionale. Il patrimonio clonale assomma 37 cloni di 12 varietà di Vitis vinifera e due cloni di portainnesti ibridi, oltre altri in co-costituzione.
Avit e Iasma coordineranno una serie di progetti, anche a finanziamento pubblico, riguardanti la selezione clonale sanitaria ed il miglioramento varietale della vite. Per questo motivo sarà incaricata una commissione composta da sei membri, i cui tre rappresentanti Avit sono già indicati nello stesso Giovannini, affiancato da Silvano Sommadossi e Daniele Bassi (quest’ultimo in rappresentanza dei vivai cooperativi di Padergnone), che a sua volta saprà coinvolgere i produttori al fine di rispondere esaurientemente alle richieste del mondo vitivinicolo. Nella fattispecie Avit fornirà il necessario supporto tecnico-logistico, la disponibilità degli spazi per la moltiplicazione del materiale e contribuirà al controllo delle preselezioni, anche con la creazione dei campi di confronto. L’associazione potrà apparire perciò come co-costitutore, in sede di omologazione di nuovi cloni.