Mentre aspettiamo nuove e più complete notizie sulla carbon tax che il governo danese sta introducendo sugli allevamenti e che pare dovrà far scuola in tutta Europa (!?), vogliamo studiare in maniera sempre più approfondita il meccanismo del carbon farming.

Siamo ora agli albori ma nei prossimi anni vi saranno sviluppi interessanti che immaginiamo decisamente a favore del settore agricolo.

 

Il 10 aprile scorso il Parlamento Europeo ha emanato il primo accordo provvisorio sulla rimozione del carbonio e sul carbon farming (Carbon Removals and Carbon Farming, Crcf) per creare una struttura volontaria che certifichi la rimozione del carbonio e il carbonio stoccato nel suolo e nei prodotti in Europa. È il primo passo per creare una politica effettiva su crediti di carbonio.

 

Facciamo un piccolo riassunto: sappiamo che adottando corrette pratiche agronomiche il suolo agricolo può stoccare enormi quantità di anidride carbonica. Molti studi internazionali hanno dimostrato che incrementando del 4 per mille il carbonio organico nel primo strato del suolo (30/40 cm) si avrebbe la completa compensazione dell'anidride carbonica prodotta dalle attività umane. Attenzione: il carbonio così stoccato ha un valore commerciale che si può esprimere in titoli a loro volta acquistabili da chi vuole compensare le proprie attività inquinanti. Si parla allora di "carbon farming".

 

Esiste già un mercato obbligatorio ma riguarda solo titoli provenienti da attività forestali. I titoli da attività agricole sono solo sul mercato volontario; la certificazione dei titoli aiuterà però un ulteriore e auspicabile sviluppo. La regolamentazione europea definirà i criteri di rimozione della CO2 per le attività agricole che saranno quindi autenticate da un certificato garantito dall'Ue.

 

Ecco perché parlare di agricoltura rigenerativa è oggi così importante. Dietro ogni grande idea si può celare un grande business: rimaniamo informati.