Il grano, sia duro che tenero, è una coltura che solitamente non viene irrigata. Per il grano tenero, coltivato principalmente al Centro Nord, sono infatti sufficienti le piogge invernali primaverili. Mentre per il grano duro, coltivato al Centro Sud, si ricorre all'irrigazione solo in casi straordinari e quando vi è disponibilità di acqua.

 

Bisogna però distinguere tra irrigazione di soccorso, fatta in maniera estemporanea a seconda dell'andamento stagionale, e irrigazione programmata (meglio se fertirrigazione) come strumento di pianificazione della produzione.

 

L'irrigazione di soccorso del frumento

Come tutte le specie vegetali, anche il grano ha bisogno di un adeguato apporto idrico per esprimere al meglio la propria produttività. Scarsità di piogge, specie durante certe fasi fenologiche, possono infatti causare pesanti danni a livello quali quantitativo della granella prodotta.

 

In particolare, la scarsità di acqua ha effetti importanti nella fase di germinazione ed emergenza, in quanto riduce il numero di piante nate in campo e quindi compromette la produttività futura. L'altro periodo critico è quello che va dalla levata alla maturazione della spiga, in quanto lo stress idrico incide direttamente sulla formazione delle cariossidi, che appaiono striminzite e in numero limitato.

 

La "stretta" può portare ad una perdita significativa della produzione, fino anche al 50% nei casi più gravi. Per questo chi ha disponibilità idrica è bene che provveda ad una irrigazione di soccorso. Bisogna intervenire però prima che la carenza idrica causi dei danni. In particolare la fase critica è quella che precede la fioritura, in cui è bene non fare mancare l'acqua al grano.

 

Sarebbe buona norma per gli agricoltori monitorare la presenza di acqua nel terreno grazie all'impiego di sonde. In Emilia Romagna viene ad esempio utilizzato il sistema Irrinet, che offre informazioni preziose e gratuite. Questo metodo permette di avere dati oggettivi sulla reale disponibilità di acqua, che a parità di precipitazioni può variare molto tra un terreno argilloso e uno sabbioso.

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Avere dati e modelli a disposizione consente di non sprecare denaro. Da un lato infatti permette di intervenire solo quando davvero necessario. Dall'altro permette di posizionare in maniera corretta l'irrigazione a seconda delle fasi fenologiche.

 

Sulle modalità di intervento il rotolone rappresenta sicuramente lo strumento più versatile, in quanto può essere spostato da un campo all'altro con facilità. Il suo uso comporta tuttavia dei costi non indifferenti. 

È indubbio che i risultati migliori si ottengano con i ranger o i pivot, in quanto sono in grado di fornire acqua in maniera più omogenea. Inoltre il fatto di essere già presenti in campo ne facilità l'impiego.

 

La fertirrigazione del grano duro

Una tecnica colturale di grande interesse è invece rappresentata dalla fertirrigazione del grano duro negli areali del Sud Italia. Prove condotte dal Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali del Crea di Foggia hanno infatti dimostrato che la fertirrigazione del grano duro, se fatta in maniera razionale, porta indubbi vantaggi produttivi e un ritorno economico soddisfacente.

 

"Le nostre prove sono state condotte in aziende agricole della Capitanata che producono ortaggi in pieno campo e hanno quindi a disposizione gli impianti e il knowhow per la fertirrigazione", spiega Pasquale De Vita, dirigente del Centro Crea di Foggia. "Il confronto con i campi non irrigati è favorevole sia sotto il profilo della quantità di granella prodotta, sia sotto quello qualitativo, avendo un peso ettolitrico e una percentuale di proteine superiore".

 

Le prove condotte dal Crea hanno interessato diverse aziende dotate di impianti di irrigazione a goccia, utilizzati normalmente per la coltivazione del pomodoro da industria e di altre orticole. Le manichette sono state impiegate per somministrare alle piante acqua e nutrienti.

 

Nello specifico le ali gocciolanti vengono posizionate durante la fase di accestimento, distanziandole di 1 metro le une dalle altre. I gocciolatori invece hanno un passo di 0,5 metri e una portata di circa 1,6 litri l'ora. Di solito si effettuano quattro interventi dopo la fase di accestimento per un totale di 2.400-2.600 m3 ad ettaro.

 

Per quanto riguarda la somministrazione dei nutrienti, si è proceduto con la suddivisione della fertilizzazione in quattro, sei applicazioni nei momenti chiave dello sviluppo vegetativo, da fine accestimento fino alla maturazione latteo cerosa. Per avere produzioni soddisfacenti il frazionamento della concimazione azotata è infatti di fondamentale importanza.

 

Nella fase di levata fornire alla pianta azoto prontamente disponibile consente di aumentare il numero di cariossidi per spiga. È poi importante fornire azoto nella fase di spigatura, con il fine di ottenere contenuti proteici importanti, anche superiori al 15%.

 

Le aziende che utilizzano gli impianti a goccia non devono però esagerare con l'acqua e con i fertilizzanti azotati nelle prime fasi colturali, al fine di evitare una crescita vegetativa eccessiva con il conseguente rischio di allettamento.

 

"Proprio per evitare questo problema consigliamo di scegliere varietà resistenti all'allettamento. Inoltre la dose di semina deve essere di 100-140 chilogrammi ad ettaro, inferiore quindi rispetto alle coltivazioni in asciutta. Questo consente un più robusto radicamento delle piante e quindi un minore rischio di allettamento", spiega De Vita.

 

Fertirrigazione del grano duro, facciamo i conti

I dati forniti dal Crea mostrano come i costi di gestione dei campi fertirrigati (escluse le attrezzature in dotazione alle aziende, come pompe, filtri, tubazioni principali, eccetera) siano quasi doppi rispetto a quelli in asciutta: si passa da 1.370 a 2.570 euro ad ettaro.

 

Se si guardano però le produzioni e i ricavi si nota come i margini migliori li offrano i campi irrigati. Considerando un prezzo di vendita della granella pari a 500 euro/tonnellata e livelli produttivi pari a 3,6 tonnellate/ettaro nel non irriguo e 8,9 nell'irriguo, risulta evidente come sia più conveniente l'irrigazione. Tolte le spese, il guadagno in un caso è di 430 euro, mentre nel secondo è di 1.880 euro.

 

Il discorso diventa ancora più interessante se si considera un prezzo di vendita di 300 euro e il fatto che, nelle prove condotte, la granella in asciutta non ha raggiunto i parametri richiesti dall'industria molitoria (che danno diritto ad un premio di 50 euro/tonnellata). Mentre i parametri della granella fertirrigata sono ottimi: 15,6% di proteine e peso ettolitrico medio superiore a 83 chilogrammi/ettolitro.

 

Con queste condizioni l'agricoltore che opera in asciutta ha una perdita di 290 euro ad ettaro, mentre chi opera in fertirrigazione ha un margine positivo, pari a 545 euro ad ettaro.

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Il clima cambia, la coltivazione del grano anche

Le riflessioni sopra riportate sono interessanti soprattutto se si considerano gli scenari futuri. Se si vanno a guardare i cambiamenti climatici ipotizzati dall'ultimo Rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) si scopre infatti che l'area del Mediterraneo sarà uno degli hot spot del climate change.

 

"Il Bacino del Mediterraneo sarà una delle aree maggiormente soggette a carenza idrica e aumento delle temperature medie", spiega Alessandro Dell'Aquila, ricercatore del Laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell'Enea, Ente che ha partecipato al progetto Med-Gold che "aveva come obiettivo quello di supportare le aziende nell'adattarsi ai cambiamenti climatici in riferimento alle colture dell'olivo, del grano duro e della vite".

 

Guardando il grafico che riportiamo di seguito risulta evidente come nello scenario RCP45 (considerato di livello intermedio, né troppo ottimistico né pessimistico) le temperature medie stagionali saranno più alte in tutta l'area del Mediterraneo, con picchi durante l'autunno e la primavera, fasi critiche per il frumento. È probabile dunque che gli agricoltori dovranno modificare le proprie scelte per quanto riguarda le varietà di grano e l'epoca di semina.

 

Scenari climatici per il Mediterraneo: temperatura media stagionale

Scenari climatici per il Mediterraneo: temperatura media stagionale

(Fonte foto: Enea)

 

Se si guarda invece alle precipitazioni, lo scenario RCP45 è ambivalente. Il Sud Italia infatti vedrà una contrazione delle piogge durante tutto l'arco dell'anno, mente nel Nord Italia ci potrebbe addirittura essere un aumento della pluviometria durante l'estate e l'inverno ed una contrazione in primavera e in autunno.

 

In entrambi i casi i cerealicoltori dovranno attrezzarsi per far fronte a situazioni meno prevedibili. Al Sud Italia è possibile che l'irrigazione diventi una pratica necessaria per supportare la crescita delle piante. Mentre al Nord le primavere potrebbero, in alcuni anni, farsi così avare di pioggia da rendere necessario l'intervento irriguo.

 

Scenari climatici per il Mediterraneo: pioggia cumulata media stagionale

Scenari climatici per il Mediterraneo: pioggia cumulata media stagionale

(Fonte foto: Enea)

 

"L'importante è arrivare preparati alle sfide che ci riserva il futuro. Le informazioni che noi abbiamo elaborato nell'ambito del progetto Med-Gold sono state utili per gli agricoltori per prendere decisioni a livello stagionale. Ma sono utili anche per fare scelte di livello strategico sul lungo periodo", conclude Dell'Aquila.