Domanda e offerta

E' un breve ma interessante articolo quello pubblicato il 13 luglio da "QN" nelle pagine di economia. Davide Gaeta, che firma l'articolo, prende in esame i pro e i contro della possibilità di affidare il controllo della gestione dell'offerta ai Consorzi di tutela dei prodotti Dop.

Qualche esempio non manca e lo si trova nei grandi formaggi "Grana", dove tuttavia l'esperienza non sempre è positiva, dimostrando quanto sia difficile trovare l'equilibrio fra domanda e offerta.
Chi vuole crescere si troverebbe ostacolato, mentre per altri potrebbe comportare una riduzione dei redditi aziendali.

I vantaggi sono però rilevanti: difesa dei prezzi e dunque dei margini, stabilità dei valori fondiari, superamento dell'individualismo.
Per raggiungere il traguardo, conclude l'articolo, sarebbero però da rivedere i criteri di rappresentanza e di voto del consorzio e questa, aggiungo, è forse la parte più difficile di un'evoluzione che meriterebbe una forte accelerazione.


Il grano

In tutto sono 40 milioni, tutti destinati a sostenere la coltivazione di grano duro, distribuiti in quattro anni dal 2019 al 2022.
Il premio è di 100 euro per ettaro per un massimo di 50 ettari. Riservato a chi ha sottoscritto un contratto di filiera triennale entro il 31 dicembre 2019.
Sono le modalità previste dal decreto per la ripartizione del Fondo per il grano duro, finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Una pubblicazione arrivata in ritardo, come segnala la "Gazzetta di Parma" del 14 luglio, ma al contempo un segnale per incentivare i contratti di filiera.
"Condividere le professionalità e unire gli sforzi - conclude l'articolo - è l'unico modo per affrontare le complesse problematiche legate al primario e in particolare alla filiera grano-pasta."


I braccianti

La scadenza del 15 luglio è stata rinviata di un mese e ci sarà tempo sino al 15 agosto per l'emersione del lavoro irregolare, ma i primi dati non sono incoraggianti.
Ne parla diffusamente "Il Fatto quotidiano" del 14 luglio che prende in esame i numeri della sanatoria contenuta nel decreto Rilancio.

Alla data del 9 luglio, si legge, le richieste completate erano di poco superiori alle 93mila, delle quali meno di 12mila per lavoro agricolo. Il rimanente è distribuito fra colf e badanti.
L'obiettivo dei 220mila braccianti da regolarizzare è dunque molto distante e ancor di più la stima dei 600mila che avrebbero dovuto essere interessati al provvedimento.

Un risultato deludente, che rischia di pesare sulla casse dello Stato. "Secondo uno studio della fondazione Leone Moressa - si legge su questo giornale - le spese per la sanatoria, 75,2 milioni di euro, diventano sostenibili per l'erario solo sopra le 200mila emersioni, sotto questa cifra è lo Stato che ci perde".
La colpa, sostengono alcuni, è anche della complessità e dei costi non ancora definiti.
 

L'agricoltura, motore dell'Italia…

"Per l'87,9% degli italiani l'agricoltura sarà il motore per la ripresa dalla pandemia da coronavirus. Il comparto consentirà la creazione di nuovi posti di lavoro e offrirà nuove opportunità di fare impresa anche ai giovani."
Inizia così l'articolo a firma di Luigi Chiarello pubblicato il 15 luglio su "Italia Oggi", articolo che anticipa i risultati di un'indagine condotta dall'osservatorio di Enpaia e Censis sul mondo agricolo.

È certamente un motivo di soddisfazione per gli operatori del settore essere al corrente dell'elevato livello di stima nei confronti del loro lavoro, considerato importante, se non essenziale.
L'analisi continua mettendo in evidenza che oltre il 90% dei cittadini è pronto ad acquistare più cibo made in Italy.
Così la scelta cadrà con maggiore frequenza su cibi che possono vantare ingredienti, lavorazione e origine in etichetta.

Giunge così al momento giusto, anche se Italia Oggi in questo articolo non ne parla, il via libera da Bruxelles per l'indicazione nelle etichette dei salumi dell'origine della carne suina con la quale sono prodotti.


…e al contempo Cenerentola

Torna alla ribalta il tema della catena del valore nelle filiere agroalimentari, dopo il balzo dei prezzi di alcuni prodotti alimentari.
Mentre il carrello della spesa si fa più caro, si legge su "Libero" del 16 luglio, i margini degli agricoltori sono sempre più risicati.

Emblematico il caso del latte: a fronte di un aumento del 3,1% del prezzo al consumo, il prezzo alla stalla è sceso ad appena 36 centesimi al litro, quasi il 10% in meno rispetto a un anno fa.
Situazione analoga per i formaggi. Mentre il prezzo al bancone aumenta dell'1,6%, le quotazioni al caseificio sono in caduta libera e nell'articolo si ricordano in particolare le vicende di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, i cui prezzi sono anche del 30% inferiori rispetto a un anno fa.

Unico settore risparmiato dalla caduta dei prezzi è quello della frutta fresca, dove l'aumento delle quotazioni al consumo, più 11,5%, sono inferiori a quelle all'origine.
Particolare il caso delle albicocche, pagate ala produzione il doppio rispetto a un anno fa. Ma non per questo i frutticoltori possono sorridere.
Aumenti così importanti sono il frutto di una stagione devastante, che ha ridotto la produzione al lumicino.
 

Proposte inaccettabili

Con "Italia Oggi" del 16 luglio spostiamo l'attenzione dai mercati alla politica agricola europea, dove si accentuano le discussioni sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione nel prossimo settennato, e di conseguenza sui soldi da destinare al comparto agricolo.

Il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha lanciato una proposta di riduzione che non convince gli eurodeputati e Italia Oggi riporta la netta presa di posizione di Paolo De Castro, che ha bollato come "inaccettabile la proposta del presidente Michel di contrastare e neutralizzare i poteri co-legislativi del Parlamento europeo in una vasta area di politiche, compresa l'agricoltura".
 

Il prezzo del Grana Padano

"Durante il lockdown per scelta abbiamo deciso di non lasciare indietro nessun allevatore e abbiamo trasformato ogni litro di latte che ci è stato conferito".
E' questa una delle dichiarazioni che Renato Zaghini, neopresidente del Consorzio di tutela del Grana Padano, ha rilasciato nell'intervista raccolta da Micaela Cappellini per "Il Sole 24 Ore" del 17 luglio.

Per affrontare la crisi del settore la strategia seguita dalla nuova presidenza è tesa a mantenere le quote di mercato e conservare le preferenze dei consumatori.
"Chi pensa di poter guidare il mercato partendo dai prezzi - si legge ancora - si illude."

Un messaggio, aggiungo, che sembra rivolto ai "cugini" del Parmigiano Reggiano, che puntano sul contenimento della produzione per arginare gli effetti della crisi.

Queste le premesse per la futura strategia del Consorzio, che investirà nella formazione degli addetti alla ristorazione, dove troppo spesso si serve un formaggio che Grana non è.
Altro capitolo è quello dell'export, che oggi assorbe il 40% della produzione, canale dove a dispetto di dazi ed emergenza sanitaria, il Grana Padano esce con una variazione negativa del solo 3%.
 

Una firma per il pomodoro

Accordo fatto per il pomodoro. In ritardo rispetto al passato, ma finalmente si è trovato un punto di intesa fra la parte industriale e quella agricola al Centro-Sud.
L'aumento c'è stato, seppure modesto rispetto alla campagna precedente.
I dettagli li riferisce il "Quotidiano di Bari" del 18 luglio, specificando che il nuovo accordo prevede un prezzo di 105 euro/tonnellata per il pomodoro tondo e 115 euro/tonnellata per quello lungo.

Meno di quanto già sottoscritto a fine maggio fra agricoltori e il gruppo Princes, che gestisce a Foggia uno fra i più grandi stabilimenti europei per la trasformazione del pomodoro.
In questo caso il prezzo sale a 121 euro per il tondo e 125 euro per il lungo.
La Princes, ricorda ancora il Quotidiano di Bari, è partner del progetto che pone la Capitanata all'avanguardia in tema di produzioni sostenibili, grazie a un ridotto consumo di acqua e di agrofarmaci.
 

I soldi? A spese dell'agricoltura

A Bruxelles in questi giorni si discute quante e quali risorse destinare alla ripresa dell'economia europea, duramente colpita dal blocco delle attività conseguenti all'emergenza sanitaria.
Nell'affannosa ricerca di fondi c'è il rischio che a farne le spese sia l'agricoltura.

Così parrebbe leggendo l'articolo pubblicato il 19 luglio su "La Stampa", che punta il dito sulle "sforbiciate" che il Consiglio europeo ha in animo di attuare per recuperare risorse. "E paga un prezzo salato la politica agricola comune - si legge nell'articolo - il fondo per lo sviluppo rurale, creato per favorire la sostenibilità ambientale e rispettare i target del Green Deal, dovrebbe scendere da 15 a 10 miliardi."

Vedremo se le anticipazioni de La Stampa avranno seguito e quali saranno le reali conseguenze sul mondo agricolo.
Sin d'ora sono tuttavia intuibili le limitazioni che l'emergenza coronavirus comporterà al progetto "Farm to Fork", che avrebbe dovuto ispirare la politica agricola dei prossimi anni.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"

Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

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