Alle prese con le condizioni non sempre favorevoli di un esercito di persone - ben 800 milioni su 1,3 miliardi - che dipendono direttamente o indirettamente dall'agricoltura, l'India punta a investire il prossimo anno 2,83 trilioni di rupie (circa 38 miliardi di dollari), per aumentare la produzione agricola e sviluppare le aree rurali. Lo ha dichiarato durante il discorso sul budget, il ministro delle Finanze, Nirmala Sitharaman.

L'agricoltura costituisce il 16% dell'economia del paese, pari a 2,6 trilioni di dollari, ed è alle prese con sfide legate sia alla redditività degli agricoltori che all'innovazione per migliorare gli stock, la conservazione degli alimenti e la catena del freddo.

Sul primo tema, quello dei redditi, "il governo è impegnato a raggiungere l'obiettivo di raddoppiare le entrate dei produttori agricoli entro il 2022", ha dichiarato Sitharaman. Per raggiungere tale obiettivo, ha spiegato il ministro all'agenzia di stampa Bloomberg, "i mercati agricoli dovrebbero essere liberalizzati, le distorsioni presenti all'interno dei mercati agricoli e del bestiame devono essere rimosse, e il settore ha necessariamente bisogno di investimenti".

Allo stesso tempo, l'India ha bisogno di un numero sufficiente di magazzini e di celle frigorifere. L'impegno è dunque quello di costruire magazzini efficienti, aree di stoccaggio e programmi di stock già nei villaggi, ma anche di assicurare la sicurezza alimentare nelle fasi di trasporto aereo e ferroviario. Il progetto dell'India punta ad integrare con vagoni refrigerati sia i treni merci che quelli passeggeri.

Un programma che, per Bloomberg, assume "un significato particolare in un paese in cui quasi un quarto dei produttori agricoli vive sotto la soglia ufficiale della povertà, mentre il 52% delle famiglie agricole sono indebitate".

A livello finanziario l'India sta cercando di aumentare del 6,3% il budget destinato ai sussidi alimentari, portandolo a 1,15 trilioni di rupie (circa 20 miliardi di dollari) nel 2020-21, secondo i programmi finanziari del governo Modi.

Vi sono comunque alcuni nodi da sciogliere. Quello dei cambiamenti climatici, ad esempio, con le stagioni monsoniche fra giugno e settembre che sono determinanti per la disponibilità idrica dell'India, ma anche l'esigenza di arrivare ad una produzione agricola resiliente dal punto di vista dell'eventuale violenza delle piogge e della siccità che ciclicamente colpisce il subcontinente indiano.
Lo ha ricordato anche il ministro delle Finanze Sitharaman. "La carenza di acqua per l'irrigazione costituisce un grave problema in tutto il paese - ha affermato - e il governo sta mettendo a punto delle misure di ampio respiro per cento distretti che non hanno sempre adeguata copertura idrica".

Per migliorare le entrate delle persone che vivono nelle aree rurali, il governo aiuterà due milioni di agricoltori a creare sistemi di pompaggio ad energia solare, aumentando allo stesso tempo il ricorso di fonti rinnovabili. A tal proposito, ha annunciato il governo, verrà avviato un programma per consentire ai produttori agricoli di creare piccoli impianti solari sui loro terreni incolti o aridi, e vendere elettricità alla rete elettrica.

L'India prevede, inoltre, di incoraggiare un uso equilibrato dei fertilizzanti, riducendo così l'impiego della chimica che in alcune situazioni è incentivata oltre i normali fabbisogni, col pericolo di creare un cortocircuito fra la corretta esigenza di nutrienti e un abuso che porterebbe all'impoverimento dei suoli e a una progressiva infertilità.

Per contenere il grave  problema della povertà, il governo compra dagli agricoltori riso e frumento a prezzi garantiti, per poi venderli ai poveri a tariffe agevolate, attraverso negozi equo-solidali nel paese.

Allo stesso tempo vi sono realtà che stanno puntando su serre hi-tech per la produzione di prodotti freschi di alta qualità, a baso input chimico, che consentono ai piccoli produttori di aumentare i margini di profitto delle coltivazioni. In questa direzione il gruppo sementiero Clover ha realizzato una piattaforma agri-tech per una commercializzazione congiunta, dal momento che le serre occupano piccole dimensioni e i proprietari non sarebbero in grado di realizzare un marchio o una struttura commerciale adeguata e sufficiente per aggregare le produzioni, in particolare di frutta e verdura.