Italia capitale europea del vino per due giorni. Dopo quattro anni è tornato nel Belpaese, per la propria assemblea generale il 20 e 21 giugno, il Comité européen des entreprises vins (Ceev), l’organizzazione che raccoglie le associazioni dei produttori vitivinicoli comunitari, ovvero 23 realtà in rappresentanza di migliaia di imprese, oltre il 90% dell’export europeo di vino.

Siamo in un momento in cui c’è una congiuntura determinante per il futuro del nostro vino – sottolinea Antonio Rallo, presidente dell’Unione italiana vini questa scelta rappresenta una testimonianza concreta del ruolo e del peso che l’Italia, attraverso l’Uiv, ha conquistato nel comparto tra i Paesi membri”.

Il presidente Uiv è intervenuto all’assemblea generale del Ceev in Sicilia, presso le aziende Donnafugata (Marsala) e Planeta (Sambuca). Oltre ai vertici del Ceev, rappresentati dal presidente Jean-Marie Barillère, dal vice Domenico Zonin e dal segretario generale Ignazio Sanchez Recarte, erano presenti numerosi autorevoli esponenti del comparto vitivinicolo nazionale ed europeo.

Due le tematiche prioritarie trattate durante i lavori: il nuovo assetto normativo relativo alla vitivinicoltura europea dopo la conclusione della Pac nel 2020 e la riforma organizzativo-statutaria che dovrà tenere conto della nuova geografia di rappresentanza espressa dalle associazioni nazionali dei produttori e della moderna realtà produttiva e di mercato.

E’ necessario elaborare una proposta politica che privilegi la competitività del nostro settore per arrivare in tempo alla scadenza del 2020 – continua il presidente Rallo – favorevole a un orientamento che assicuri la specificità normativa sul vino, non solo legata al budget finanziario, ma anche alla gestione e protezione della Doc e delle Igt, oltre che all’etichettatura.
L’impegno dell’Uiv è impedire che la specificità normativa del vino si smarrisca nella più ampia regolamentazione agroalimentare, come vorrebbero le istituzioni europee, e per sollecitare una revisione al rialzo del budget previsto per il settore. Non possiamo e non vogliamo che il vino europeo rischi di perdere la propria leadership, danneggiando pesantemente un comparto che, all’interno della relativa dinamica economico-produttiva, interpreta valori sociali occupazionali e di sostenibilità dei territori estremamente importanti, contribuendo alla conservazione delle tradizioni e alla valorizzazione delle identità culturali
”.

In merito alla riforma organizzativa/statutaria – continua Rallo – Uiv sollecita una presenza più forte delle imprese nella gestione politica del Comité vins, proponendo l’istituzione di un “club dei Ceo” di alcune grandi imprese produttrici europee, che affianchino, con potere consultivo, l’azione dei vertici. La nostra posizione punta a configurare un’associazione più inclusiva, capace di rappresentare verso le istituzioni in modo efficace, dinamico e moderno, tutte le imprese della filiera, private e cooperative”.