L'Usda, Il Dipartimento per l'Agricoltura degli Stati Uniti, e l'Aphis, acronimo di Plant Healthy Inspection Service, hanno approvato le prime due varietà di mele geneticamente modificate per resistere all'imbrunimento. Le varietà di mele, cosiddette "nonbrowning" sono la Arctic® Golden e la Arctic® Granny e sono state sviluppate dalla società canadese Okanagan Speciality Fruits Inc.
Neal Carter, presidente e fondatore di Osf, ha definito l'evento "monumentale", sottolineando come l'approvazione commerciale di mele "nonbrowning" sia il più grande traguardo non solo per l'azienda, ma anche per i consumatori. A parte i toni un filino trionfalistici, che ci possono pure stare, Carter ha anche sottolineato come le due mele gm siano passate attraverso una rigorosa revisione basata su prove di campo durate oltre un decennio. Probabilmente, sono quindi  le mele più testate del Pianeta dal punto di vista della salute umana e dell'ambiente. L' Usda e l'Aphis hanno infatti concluso che le Arctic Apple sono del tutto paragobanili alle mele tradizionali quanto a sicurezza e salubrità.
Perché gli Americani, strano ma vero, ciò che non si è dimostrato pericoloso lo ritengono non pericoloso. Un approccio che ha dell'incredibile agli occhi di noi Europei, ossessionati dal "principio di precauzione" e dall'allarmismo mendace di associazioni e sindacati che senza ogm contro cui dare addosso non saprebbero forse più come giustificare i milionari stipendi delle loro dirigenze.

Nonostante però la loro posizione fosse chiara e netta, forse i due enti americani non devono esser stati capiti bene, perché invece di accettare con tranquillità le due nuove invenzioni sono subito esplose le polemiche, con l'Oscar per il grido di dolore che spetta di diritto all'Associazione americana dei consumatori di cibo biologico, in acronimo Oca (nomen, omen). Questa, a dispetto dei robusti dossier e delle sperimentazioni decennali, ritiene che non vi siano le prove che le Arctic Apple siano sicure sul lungo periodo. Un concetto di "lungo" ancora tutto da definire, ovviamente.
Secondo l'Oca, né i consumatori, né gli agricoltori, né le industrie le vorrebbero, queste benedette mele gm. In pratica tutti. Stupisce l'assenza dall'elenco di Adamo ed Eva, i quali già per una normalissima mela si fecero cacciare dall'Eden, figuriamoci cosa potrebbero pensare dei medesimi frutti oggi, per giunta geneticamente modificati. 

Resta quindi un dubbio: se le cose stanno come le descrive l'Oca - e che cioè proprio nessuno le vuole le Arctic Apple - perché tanta acrimonia verso questi poveri frutti reietti e vilipesi e tanto allarmismo per salute e ambiente? Se davvero nessuno le vuole, queste nuove mele gm, perché diavolo agitarsi tanto? Saranno un flop e tempo un paio d'anni non se ne parlerà più.
Forse, gli anti-biotech sono spaventati proprio perché sanno benissimo che queste mele tutto sono tranne che i mostri descritti. Sono infatti divenute resistenti all'imbrunimento semplicemente silenziando i quattro geni che codificano per gli enzimi che dopo un trauma ossidano i polifenoli facendoli inscurire e rendendo la superficie danneggiata meno attaccabile dai parassiti. Un'invenzione, questa, che permetterebbe cioè di ottenere snack più appetibili e attraenti pure dal punto di vista visivo, come pure di ridurre gli scarti in fase di lavorazione e di conservazione. Sono quindi a tutti gli effetti degli "organismi geneticamente migliorati" e per tale ragione spaventano, perché possono contribuire a fare crollare proprio il castello di menzogne diffuse da anni sugli ogm.

Le Arctic Apple, diciamocelo chiaramente, sono da considerare delle normalissime mele, diverse dalle sorelle in voga oggi solo perché hanno "dimenticato" come produrre un enzima. Più che avere paura di queste mele, si dovrebbe quindi avere paura delle reazioni inconsulte che i soliti allarmisti di professione diffondono su media e nel web. Questa si che è pericolosa, mica le mele dalla polpa sempre bianca.