Fino a quando cioè Barack Obama e Raul Castro hanno annunciato praticamente in contemporanea l’intenzione di ristabilire le relazioni diplomatiche, attivare canali di collaborazione economica, lasciarsi alle spalle un passato che di fatto i due popoli non vogliono. Il presidente Obama ha ringraziato per il lavoro prezioso anche il Vaticano e Papa Francesco.
L’iter è stato appena annunciato, perché sul versante americano è il Congresso di Washington che deve rimuovere i vincoli che strutturano il “bloqueo”.
Anche l’agricoltura trarrebbe significativi benefici da una ripresa delle relazioni diplomatiche e commerciali. Il settore vive quello che può definirsi un cauto ottimismo.
“Il riso sarebbe un grande vincitore, considerato che costituisce gran parte della dieta alimentare dei cubani – ha detto Andrew Grobmeyer, vicepresidente esecutivo del consiglio Agricoltura dell’Arkansas, intervistato dalla rivista americana Delta Farm Press -. E rispetto ad altri Paesi dove esportiamo, dall’Arkansas a Cuba la distanza non è molta”. Prospettive positive sembrano esserci anche per il pollame, “ma penso che sarebbe una spinta per tutte le colture”.
Il mercato cubano è meno attraente rispetto al passato, ma stanno valutando attentamente le opportunità anche colossi come Cargill. D’altronde, ha spiegato al Wall Street Journal Bill Lane, direttore per gli affari governativi globali di Caterpillar, il gigante americano specializzato nella produzione di veicoli e macchinari per le costruzioni, l’estrazione e l’agricoltura, “Cuba ha bisogno di qualsiasi cosa venga prodotta negli Stati Uniti”.
Positivo anche il commento di Chip Bowling, presidente dell’Associazione nazionale dei produttori di mais degli stati Uniti (Ncga). “L’annuncio è una buona notizia per gli agricoltori di mais americani. Abbiamo a lungo sostenuto che le relazioni commerciali con Cuba dovessero normalizzarsi – ha spiegato Bowling - e mentre cerchiamo di aprire nuovi mercati e nutrire il mondo ci complimentiamo con l’Amministrazione americana che si è adoperata per eliminare gli ostacoli normativi e finanziari nel commercio con Cuba”.
Anche se gli Stati Uniti hanno permesso le esportazioni agricole a Cuba dal 2001, le restrizioni finanziarie e gli altri ostacoli hanno limitato la capacità dell’agricoltura a stelle e strisce di competere con le altre nazioni. Nel 2013 l’export agricolo americano verso Cuba è stato valutato in circa 350 milioni di dollari (fonte: Us-Cuba Trade and Economic Council).
“Parliamo di un mercato di 11 milioni di consumatori – ha specificato il presidente del Ncga – e continueremo a lavorare con il Consiglio Usa dei cereali e con i nostri alleati del versante zootecnico per promuovere il mais, i prodotti deriavti e le proteine di alta qualità come fonte di nutrizione per i consumatori a Cuba e in tutto il mondo”.
Visione ottimistica anche per Bob Stallman, presidente dell’American Farm Bureau. “L’apertura del presidente di Cuba promette di migliorare le condizioni del commercio, rendendo più facile per Cuba di acquistare degli Stati Uniti dei prodotti agricoli e alimentari. Questa è una buona notizia per gli agricoltori e allevatori della nostra nazione”, ha commentato.
“In questo momento, gli agricoltori statunitensi possono esportare a Cuba, ma i requisiti di terzi bancari e finanziamenti di credito rende più difficile competere nel mercato di quello che dovrebbe essere – ha proseguito -. Non vediamo l’ora di un pronta revoca di tali restrizioni”.
E secondo la Camera di Commercio degli Stati Uniti il cambiamento è tale da offrire vantaggi condiviso al settore privato cubano. “Cuba ha cambiato alcune delle sue politiche economiche per ridurre il controllo del governo – hanno scritto in una nota – e, di conseguenza, il settore privato è in crescita. C’è ancora del lavoro da fare, su entrambi i lati di questa relazione, ma i cambiamenti delineati oggi sono un passo sostanziale e positivo in avanti”.
E su Twitter c’è chi ha promesso di festeggiare accendendosi un pregiato sigaro cubano. Anche loro, seppure in misura limitata, potranno raggiungere gli Stati Uniti con minori difficoltà rispetto a prima.