Sostenibilità, territorio, innovazione e cultura ma anche provenienza e rapporto qualità-prezzo.
Sono le parole con cui il panel selezionato dagli esperti di Doxa e Gdoweek, composto da professionisti del settore e acquirenti di vino, ha consolidato il requisito di sostenibilità nel vino.

Data per acquisita la qualità, la sostenibilità non è non più una "moda", se mai lo è stata, ma diventa un prerequisito che le aziende non possono esimersi dal conferire al prodotto e i vitivinicoltori diventano rappresentanti di un sistema produttivo consapevole e volto alla tutela delle risorse economiche e ambientali.

 

Rapporto di filiera

La ricerca tradotta nel primo rapporto di filiera presentato lunedì 18 giugno presso la sede meneghina del Gruppo 24 Ore durante l'evento 'Vino futuri possibili', oltre all'appoggio di partner e sponsor di rilievo, ha avuto l'avallo di due esperti enologi quali Renato De Filippi e Riccardo Cotarella.
In un talk show condotto da Davide Paolini, il gastronauta, i due esperti hanno trattato il termine 'sostenibilità in chiave scientifica. Si è parlato di biologico, biodinamico e, grazie a Magis, di integrato.

Biologico, biodinamico e Magis

“A differenza del protocollo biologico e biodinamico, Magis è un protocollo integrato - ha chiarito De Filippi, coordinatore del progetto - e quindi è caratterizzato da una minore dipendenza da fattori ambientali e climatici e dunque capace di garantire maggiore costanza produttiva e qualitativa alle aziende oltre ad un reddito continuativo per il produttore".
Magis, nel cui universo rientrano il mondo delle aziende - 140 e in continuo aumento -, quello dell'Università e della ricerca, ha come obiettivo 'fare di più' .
"Ma il nostro fare di più, che poi è il significato stesso della parola Magis – ha proseguito - si traduce in fare solo dove e quando serve".
Grazie alle pratiche dell'agricoltura di precisione, al giusto dosaggio dei fertilizzanti e all'assenza di sprechi di prodotto, viene preservato e salvaguardato l'ambiente.

“Il biodinamico – aggiunge Cotarella, docente di Viticoltura all'Università della Tuscia di Viterbo - è una scienza davvero difficile da applicare che non si può improvvisare ma va profondamente conosciuta. Il punto – prosegue – è trovare il miglior mezzo che sia biologico, biodinamico o integrato, per ottenere il miglior risultato qualitativo e ambientale per la propria realtà”.

 

Prezzo e qualità
Ma, sottolinea giustamente Paolini, parliamo anche di costi e di rapporto qualità-prezzo.
“La pratica Magis – interviene De Filippi - si propone proprio di ridurre i costi con interventi tempestivi e una buona organizzazione in vigna. Un vigneto più sano e ben organizzato ha costi inferiori e offre la possibilità di proporre al consumatore un giusto rapporto qualità prezzo”.

“Ma la qualità del vino – punzecchia il gastronauta - è davvero migliore?”.

“Le aziende – spiega De Filippi - continuano a fare vino come lo hanno sempre fatto. Magis sino ad ora si è occupato della produzione di uva che deve essere sostenibile, sana e di elevatissima qualità. Le tecniche di cantina sono estremamente consolidate e controllate da una legislazione articolata e complessa".

In campagna, le variabili il cui controllo è più difficile, sono molte. Per questo Magis, per il momento, si occupa di questa porzione del processo produttivo.
"Sono in ogni caso state fatte indagini sul prodotto finale che non hanno evidenziato significative differenze - dice De Filippi -, un dato attribuibile proprio al fatto che le aziende continuano a fare il vino come lo hanno sempre fatto”.

Il tabù dei solfiti

Parliamo allora di solfiti, rilancia Paolini.
“Si tratta di un argomento molto complesso e discusso", conferma Cotarella. "L'alta qualità è la chiave del presente e del futuro. Oggi esistono le tecnologie e produrre senza solfiti non è più un'utopia. Abbiamo a disposizione sostanze naturali in grado di sostituire l'azione antiossidante e antisettica dell'anidride solforosa che non lasciano tracce nel vino e stanno dando risultati incoraggianti soprattutto sui vini rossi. Sui bianchi siamo ancora un passo indietro. La tecnologia in cantina – prosegue il docente -, non è chimica ma biologia e fisica impiegate nel controllo di processi naturali”.

 

Il futuro?

Restando punti fermi la qualità, la sostenibilità e il giusto rapporto qualità prezzo, il futuro potrebbero essere una certificazione e un marchio Magis proprio per raccontare tutto questo in modo chiaro e inequivocabile al consumatore sempre in cerca di un vino di qualità ma rispettoso del territorio, dell'ambiente e delle risorse.

 

A cura di Michela Lugli

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