L'aggregazione fra imprese agricole è uno strumento in grado di sostenere lo sviluppo competitivo del sistema agricolo italiano e di favorire la crescita imprenditoriale dei produttori. E' questa, in sintesi, l'opinione condivisa da tutti i relatori che hanno preso parte a un recente forum: da Massimo Goldoni, presidente Unacoma che ha aperto i lavori, fino a Giuseppe Nezzo, Capo dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale del ministero per le Politiche agricole
L'incontro, moderato da Giovanni Rizzotti, direttore de L'Informatore Agrario, è stato aperto da Camillo Gardini, presidente di Agri 2000, società che ha organizzato l'evento, che nel suo intervento ha sottolineato la scarsa attrattività del settore agricolo, testimoniata, soprattutto, dalla quota di giovani imprenditori, inferiore in Italia al 10% contro un dato francese del 25%. Un video con la presentazione di sei casi concreti di imprese agricole aggregate ha fatto entrare il forum nel vivo, grazie anche alla presenza di alcuni degli imprenditori responsabili dei casi proposti che hanno saputo spiegare con efficacia i vantaggi dell'operare in maniera aggregata.
 
La presenza di Eric Mastorchio, direttore di "Gaec e Societes", l'associazione che raggruppa tutte le imprese aggregate in Francia, ha permesso di approfondire la situazione del sistema agricolo francese nel quale il 40% delle aziende sono in forma aggregata, in particolare Gaec (Groupement agricole d'exploitation en commun), e realizzano il 70% circa dell'intero valore della produzione agricola transalpina.
Grazie alla presenza di più imprenditori, che nel corso degli anni si avvicendano con l'ingresso di soci più giovani che subentrano nella gestione, nei Gaec non c'è mai interruzione degli investimenti legata al trascorrere dell'età. Nelle aziende guidate da un unico imprenditore, la maggioranza in Italia, dopo una fase iniziale di sviluppo, connessa alla giovane età dell'imprenditore, subentra, con l'invecchiamento, una fase di riduzione progressiva degli investimenti che riduce la competitività dell'impresa. La situazione francese è stata poi approfondita con l'analisi di un caso concreto, il Gaec "Fort l'Écluse" dell'Alta Savoia rappresentato da uno dei soci: Frédéric Raymond.
 
Nelle sue conclusioni Giuseppe Nezzo ha sottolineato l'importanza per gli imprenditori agricoli italiani di compiere un salto culturale nella gestione delle proprie aziende, soprattutto in previsione di una riduzione dei contributi dopo il 2013.
Innovazione e qualità sono, secondo Nezzo, i due principali obiettivi che le nostre aziende agricole devono perseguire e l'aggregazione fra imprese è lo strumento che maggiormente può garantire il loro efficace raggiungimento.