Lotta ai cambiamenti climatici e alla fame nel mondo.

Un aiuto insperato può arrivare dall'allevamento dei bovini, ma in pochi lo sanno.

Non si spiega altrimenti la demonizzazione che in questi anni si è fatta contro la carne e il latte e più in generale contro gli allevamenti.

Che a dire il vero una colpa ce l'hanno.

Quella di non sapere comunicare.

Troppe volte sono rimasti in silenzio subendo attacchi ingiustificati o, peggio, motivati da interessi economici non sempre trasparenti.

Ora, sebbene con un certo ritardo, si tenta di correre ai ripari.


"Cow is veg"

Lo ha fatto Assocarni insieme a Coldiretti promuovendo sotto il provocatorio vessillo "Cow is veg" (che potremmo tradurre in "i bovini sono vegani") un convegno dal titolo "Il ruolo dei ruminanti in una dieta sostenibile".

Forte del contributo scientifico di alcuni fra i più affermati scienziati del settore, sono state messe a tacere le false affermazioni sull'impatto ambientale degli allevamenti.

Il bovino, ha ribadito Frank Mitloehner (Università della California a Davis) è parte della soluzione ai cambiamenti climatici.

Il perché risiede nelle caratteristiche delle emissioni prodotte dai bovini, a iniziare dal metano.

 

Quando si calcola il suo apporto, utilizzando parametri che lo "traducono" in CO2, ci si dimentica che a differenza dell'anidride carbonica, il metano non si accumula, ma si distrugge per ossidazione.

Dunque non serve "chiudere" gli allevamenti, semmai può essere utile ridurre le quantità di metano emessa dai bovini, un obiettivo alla portata degli allevamenti e già attuato in quelli più evoluti.

Riduzione delle emissioni e al contempo produzione di biogas e biometano trasformano così l'allevamento in un'opportunità per ridurre il riscaldamento globale. 

 

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I partecipanti alla sessione scientifica del convegno. Da sinistra: Anne Mottet, Miki Ben-Dor, Andrea Bertaglio (moderatore), Frederic Leroy, Frank Mitloehner

 

Intensivo è meglio

In Italia, ha ricordato Giuseppe Pulina (Università di Sassari), l'agricoltura ad alto rendimento contribuisce in modo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico.

Come ciò sia possibile è presto spiegato dal confronto con un'agricoltura a basso rendimento, che per generare la stessa quantità di prodotto richiede più terreno, riducendone sia la conservazione sia il ripristino dell'habitat naturale, cosa che comporta un aumento delle emissioni a effetto serra.

 

Considerazioni che trovano analoga corrispondenza nelle formule di allevamento ad alto rendimento, come quelle praticate in Italia, dove è stato possibile ridurre in modo significativo le emissioni.

Tanto che oggi un calcolo accurato dell'impatto ambientale dell'allevamento mostra un'impronta carbonio negativa.

In altre parole, è più il carbonio sequestrato di quello emesso.


La carne rossa è salutare

Poi il grande capitolo della carne rossa e dei suoi riflessi sulla salute.

Frederic Leroy (Vrije Univesiteit Brussel) ha smontato a una a una le tesi volte a dimostrare la presunta nocività di questo alimento.

Le stesse ricerche dell'Oms sulla teorica cancerogenicità della carne presentano importanti lacune metodologiche.

Tanto che i rischi dai quali ci dobbiamo guardare sono invece quelli di stati carenziali, laddove la dieta è sbilanciata a favore della fibra.

 

Sconfessate poi le affermazioni che vorrebbero trovare nella dieta vegana l'unica risposta ai mali del Pianeta.

Non a caso la carne è un alimento che ha accompagnato l'uomo nella sua evoluzione, come ha sottolineato Miki Ben-Dor (Università di Tel Aviv), mettendo in relazione lo sviluppo del cervello e il consumo di proteine animali.

 

I punti di forza del bovino

Se il bovino e la sua carne hanno accompagnato l'uomo sin qui, lo stesso bovino molto potrà fare in futuro per fronteggiare la richiesta di cibo che arriverà da un mondo sempre più popolato.

Già oggi ci sono forti diseguaglianze nella disponibilità di cibo, ha ricordato Anne Mottet (Livestock Development Officer presso la Fao) e non potendo aumentare la disponibilità di terre, possiamo contare sui bovini per utilizzare quelle ove non è possibile coltivare.

Il bovino potrà così aiutare l'uomo nel soddisfare l'aumento della domanda di carne che accompagnerà l'aumento demografico e il migliorato benessere nelle aree in via di sviluppo.

 

Il tutto equilibrando livelli di consumo, già ottimali in Italia, e rifuggendo da soluzioni semplicistiche, come lo sono le ipotesi di azzeramento dei consumi di carne.

Gli strumenti politici per raggiungere questi risultati, come vincoli, premi e incentivi, già esistono ed è sufficiente calibrarli sulle diverse realtà.

Ci attende dunque un futuro dove la ricerca e le innovazioni tecnologiche consentiranno maggiore efficienza delle produzioni e riduzione degli impatti ambientali.

 

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La sala del congresso. Si riconoscono in prima fila a destra Giuseppe Pulina e Luigi Scordamaglia

Strategie da rivedere

Uno scenario che stenterà a realizzarsi se l'allevamento del bovino sarà ancora sotto attacco da parte del legislatore europeo, come ha denunciato in apertura del convegno il presidente di Assocarni, Luigi Scordamaglia.

Scelte incomprensibili che sembrano celare la volontà di smantellare gli allevamenti di bovini per poi soddisfare la domanda di carne ricorrendo alle importazioni.

Non si spiegano altrimenti alcune proposte, come quella di equiparare allevamenti e industrie in tema di impatto ambientale.

Per non parlare delle conseguenze che la strategia Farm to Fork potrà avere sulle produzioni agricole, destinate a crollare del 40%, come evidenziano analisi statunitensi, confermate anche da altri studi.


Alzare la voce

Se l'obiettivo è quello di chiudere gli allevamenti, gli ha fatto eco il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, occorre ricordare che senza zootecnia l'ambiente è destinato al degrado, vale per le aree interne, ma anche per quelle di pianura.

Ma ora è necessario superare la fase della denuncia a posteriori, per intervenire nelle fasi decisionali.

Lo si può fare sconfessando con la forza delle conoscenze scientifiche le tesi che su basi ideologiche (o per interessi di parte) demonizzano ora la carne o il latte e domani il vino o altri prodotti agroalimentari.

Un percorso appena iniziato e da proseguire con determinazione.