E' caro il conto che si paga al crescente fenomeno dell'antibiotico-resistenza che i patogeni vanno sempre più sviluppando. Le stime parlano di almeno 25mila morti ogni anno e di un costo di 1,5 miliardi di euro in fumo per spese sanitarie e perdite di produttività. Molte le responsabilità che vanno addossate all'eccessivo impiego, spesso inopportuno oltre che inefficace, che degli antibiotici viene fatto in medicina umana. Non da meno le “colpe” in campo veterinario e più in generale zootecnico, con un impiego a volte improprio per prevenire malattie piuttosto che per curarle, malattie che potrebbero essere evitate migliorando igiene e condizioni di allevamento. A questo proposito già da tempo la Commissione europea è intervenuta per orientare un corretto impiego degli antibiotici. E ora torna su questo argomento con la pubblicazione delle “Linee guida sull'uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria” sulla Gazzetta Ufficiale Ue dell'11 settembre. Molti i suggerimenti che vi sono riportati, indirizzati alle industrie del settore, ai veterinari, al mondo accademico, alle associazioni e, non ultimi, agli allevatori. A livello generale, oltre a richiamare l'osservanza della legislazione in tema di uso di antibiotici, si raccomanda di evitare quando possibile i trattamenti di massa, utilizzando il mangime o l'acqua come veicolo del farmaco, preferendo invece i trattamenti individuali. Si entra poi nel dettaglio evidenziando per ogni specie animale quale debba essere il comportamento più idoneo da seguire.

Suini e antibiotici
Nel caso dei suini si ricorda che l'impiego degli antibiotici è legato in molti casi al trattamento di malattie enteriche e respiratorie, spesso associate a stress da trasporto o a situazioni di allevamento inadeguate. Dunque il primo passo è intervenire su queste ultime, controllando che i sistemi di aerazione funzionino a dovere, evitando eccessive concentrazioni di ammoniaca. Nella prevenzione delle malattie un ruolo chiave è poi svolto dal ricorso al “tutto pieno-tutto vuoto”, con periodi nei quali gli stalli siano privi di animali e possano così essere puliti e sanificati a fondo. Non meno importanti le vaccinazioni, come nel caso della rinite atrofica, che mettono l'allevamento al riparo dai patogeni specifici. Altri accorgimenti, come la quarantena dei capi di nuova introduzione, un buon livello di igiene nei reparti di gravidanza e parto, per citarne alcuni, possono ridurre la necessità di intervenire con antibiotici. Certo è da evitare il loro uso a fini di prevenzione nei suinetti prima e dopo lo svezzamento.

I suggerimenti per gli avicoli
Per il pollame le “Linee guida” escludono senza appello i trattamenti di massa prima e dopo il trasporto dei pulcini. Stessa raccomandazione vale per gli incubatoi dove va evitata la somministrazione di antibiotici ai pulcini di un giorno, se non in casi eccezionali e motivati. Negli allevamenti, dove è normale una ampia profilassi vaccinale, è bene verificare che le pratiche connesse alla stessa vaccinazione non siano motivo di stress. Un cenno particolare riguarda le cefalosporine, una categoria di antibiotici che deve essere vietata, in linea con le risultanze dell'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e come già deciso dalla stessa Commissione nel 2012. Altra categoria di antimicrobici sotto la lente è quella dei Fluorochinoloni, utilizzabili solo di fronte ad un insuccesso di altre molecole. Stop agli antibiotici infine nel controllo delle salmonelle nel pollame. Al loro posto si devono prevedere misure di biosicurezza.

Attenti ai vitelli
Il capitolo dei bovini vede attuare le terapie di massa solo in casi rari, ad eccezione dei vitelli. Anche per loro sono da evitare, in particolare per i vitelli neonati, i trattamenti antibiotici a scopo profilattico, che vanno sostituiti da adeguate prassi di allevamento. Il suggerimento è quello di prevenire sia con le vaccinazioni, sia con un uso accorto del colostro. Anche per le vacche in asciutta va evitato il trattamento sistematico con antibiotici e in particolare per la prevenzione delle mastiti vanno attuate misure di igiene e buone pratiche di allevamento.

I conigli come i suini
Come per i suini, anche per i conigli le principali patologie che richiedono il ricorso agli antibiotici sono quelle respiratorie e quelle gastroenteriche. Bene allora combattere il sovraffollamento, evitare bruschi mutamenti della dieta e garantire una corretta ventilazione degli ambienti. Utili le vaccinazioni, ad esempio contro la pasteurellosi. Fondamentale, infine, la quarantena dei soggetti di nuova introduzione e raccomandati i sistemi di allevamento che prevedono il “tutto pieno-tutto vuoto, anche questa una pratica già suggerita per l'allevamento suino, mentre è una prassi consolidata negli allevamenti avicoli.

Prima si monitora, poi si sanziona
Sin qui le indicazioni della Commissione, che invita gli stati membri a monitorare l'impiego di antimicrobici e a pubblicare i dati sul loro uso. La raccolta sistematica di queste informazioni consentirà di individuare con maggiore tempestività chi prescrive e utilizza antimicrobici in modo inappropriato. La ricetta elettronica che l'Italia ha già avviato in Lombardia e Abruzzo, e che sarà adottata poi in tutta Italia, come già anticipato da AgroNotizie, sarà di grande utilità per attuare questo monitoraggio con attenzione. E per individuare comportamenti scorretti, che faranno scattare in una prima fase programmi di formazione e in seguito le sanzioni.