Sabato 14 aprile, a Mantova, si è riunito attorno al tavolo tutto il gotha della filiera lattiero casearia. Si è in particolare sottolineato come l’export dovrà dirigersi oltre l’Unione europea, che da sola copre oltre il 50% del commercio estero. "America Settentrionale, ma anche Brasile e Asia saranno le direttrici del futuro – ha sottolineato Roberto Lovato, dirigente del Dipartimento agroalimentare dell’Ice, l’Istituto del commercio estero – ma parallelamente allo sviluppo commerciale bisognerà debellare la concorrenza sleale dei prodotti “Italian sounding”, imitazioni che mettono in crisi la filiera lattiero casearia italiana all’estero. Un dato su tutti: su un paniere di 3.600 formaggi collegabili al tricolore, solamente 551 sono risultati autentici italiani". Tra i più «taroccati», almeno nel Nord America, sono risultati essere il Provolone (solo il 3% del totale era vero made in Italy), il Parmigiano Reggiano grattugiato (il 96% è contraffatto), mentre si salva il Grana Padano: l’88% dei campioni era effettivamente marchiato dal consorzio di tutela. In uno scenario di forte concorrenza, e non sempre trasparente, il sistema delle Dop risulta essere imprescindibile, secondo quanto afferma Laura La Torre, direttore generale del ministero delle Politiche agricole. E proprio verso tale direzione si sta movendo lo stesso ministro Paolo De Castro. "Le nuove normative in tema di denominazione d’origine – ha rassicurato La Torre – garantiranno non soltanto il prodotto in sé, ma anche il suo utilizzo all’interno di prodotti trasformati. E pare che finalmente anche in Europa vogliano accettare questa linea".