L’albicocco piace sempre di più ai produttori italiani. E’ quanto emerge dall’incontro tecnico dal titolo ‘Albicocco tra passato e futuro’ organizzato dal Comune di Casalfiumanese (RA) e dal Crpv di Cesena all’interno della 42° edizione della Sagra dell’albicocca di Casalfiumanese.

“La crisi peschicola e l’importante attività di miglioramento genetico - spiega Ugo Palara, responsabile tecnico di Agrintesa - hanno spinto molti agricoltori italiani ed europei ad avvicinarsi a questa specie frutticola, che troppo spesso e non correttamente è stata inserita tra le cultivar minori. In Italia, maggiore produttore europeo, ad esempio si è passati dai 16.308 ettari del 2007 ai 19.543 ettari del 2010 (Dati Faostat). Gli ultmi anni hanno poi portato ad un’ulteriore incremento delle superfici coltivate superando la soglia dei 20.000 ettari nel 2012 con una produzione di oltre i 2 milioni e 600 mila quintali”.

Per gli altri principali Paesi produttori europei la situazione appare abbastanza differenziata in termini di superfici: Grecia in grande aumento, Francia stabile, Spagna in calo. “Analizzando ulteriormente la situazione - continua Palara - possiamo vedere come l’Italia, pur essendo il principale produttore europeo, sia scarsa nell’export e sia invece attiva nell’import. Tutto questo si differenzia invece da Francia e Spagna, i nostri principali competitor sul mercato, che dimostrano una tendenza contraria e quindi una maggiore forza nei confronti del mercato. I dati riguardanti la richiesta dei contributi Ocm per l’anno 2012 all’interno della Cooperativa Agrintesa dimostrano questa crescita di interesse verso l’albicocco e le altre drupacee: in calo le pesche e le nettarine (il 20% delle richieste), in aumento albicocco (12%), susino (15%) e ciliegio (5%)". 

"E’ importante far notare come in questo percorso la qualità del prodotto stia aumentando, requisito fondamentale per avvicinarsi alle esigenze del consumatore ed aprirci le porte del mercato - spiega Palara -  Questa qualità è riconducibile ad alcune caratteristiche: colore di fondo arancio della buccia del frutto con esteso sovraccolore rosso, buon sapore dolce, elevata consistenza della polpa, polpa staccata dal nocciolo, parametri qualitativi uniformi tra le varietà e tra i frutti per permettere una continuità dell’offerta, requisiti tecnici adatti a filiere lunghe. Il tutto deve però essere supportato da un miglioramento delle tecniche di raccolta in tutti i suoi requisiti, perché la qualità si fa prima in campo”. 

 

Le scelte varietali in Emilia-Romagna

L’intervento di Stefano Foschi del Crpv ha trattato le principali varietà oggi consigliate per l’areale emiliano romagnolo, tenendo in considerazione l’aspetto della qualità, le esigenze del produttore e le nuove esigenze del mercato.

“Nel periodo precossimo accanto alla conosciuta Aurora* - spiega Foschi - abbiamo Wonder Cot*, Tsunami® EA5016* (prime osservazioni), Margottina*e Spring Blush® EA3126TH*. Nel periodo precoce oltre a Lunafull* abbiamo Carmingo® Primaya*, Pinkcot® Copty*, Flopria*, Magic Cot*e Bora® BO90610010*. Nel periodo intermedio oltre alla vecchia Goldrich abbiamo Orange Rubis® Coloumine*, Big Red® EA4006*, Kioto*, Sweet Cot® Toyuda*, Sunny Cot*® e Lady Cot®. Nel periodo tardivo Carmingo® Faralia* e Carmingo® Farbaly*”.