La distribuzione in acqua migliora l'assorbimento dei fertilizzanti ed al tempo stesso questi rendono più efficiente l’utilizzo dell'acqua.
In pratica la fertirrigazione realizza un effetto sinergico tra acqua e fertilizzante.
Per un efficiente e razionale impiego della fertirrigazione è importante conoscere alcuni aspetti, quali:
· le esigenze nutrizionali minerali della coltura;
· il fabbisogno idrico della coltura;
· il periodo di assimilazione dei diversi nutrienti rispetto alle principali fasi vegetative della coltura;
· la fertilità del terreno e/o del substrato;
· le caratteristiche chimiche dell'acqua d’irrigazione;
· i principali dati climatici dell’areale di coltivazione;
· la tecnica fertirrigua, per poterla gestire ed applicare in modo corretto e razionale.
Una corretta e razionale gestione della fertirrigazione consente, generalmente, di migliorare le rese rispetto alla concimazione tradizionale.
Per es. in orticoltura ed in floricoltura essa è ben sviluppata da diversi anni. Per una coltivazione di pomodoro da industria le rese possono migliorare del 15-30% con la fertirrigazione rispetto alla concimazione tradizionale con irrigazione ad aspersione.
In Viticoltura non ci sono ancora molte esperienze di fertirrigazione, mentre con l’irrigazione a goccia si stanno facendo i primi passi ormai da qualche anno.
Irrigazione a goccia e fertirrigazione, efficienza ed uniformità di distribuzione della soluzione nutritiva
Per prevenire fenomeni d’inquinamento per dilavamento è opportuno che la tecnica irrigua adottata assicuri un’elevata efficienza ed uniformità distributiva dell'acqua. Occorre distribuire volumi di adacquamento idonei per portare il volume di terreno interessato dalle radici alla capacità idrica di campo, ciò significa definire correttamente le variabili irrigue (turni e volumi), conoscere le caratteristiche idrologiche del terreno, la profondità delle radici e l'umidità del terreno al momento dell'irrigazione.
Nel caso d’irrigazione a goccia è opportuno adottare turni irrigui molto stretti. Nei terreni sabbiosi a volte le colture richiedono più turni irrigui giornalieri, in considerazione delle perdite d’acqua per evapotraspirazione e per la bassa capacità di trattenere l’acqua. Nei terreni argillosi occorre adottare turni irrigui più lunghi per evitare fenomeni d’asfissia.
Anche la scelta e la tipologia dell'impianto irriguo è di estrema importanza. Occorre conoscere il numero e la portata dei gocciolatoi per unità di superficie. Essi devono consentire un’erogazione tale da ottenere, una continuità di volume di terreno bagnato lungo tutta la linea distributrice, inoltre la superficie di terreno umettata deve essere adeguata alle esigenze della coltura. La distanza tra i gocciolatoi lungo l’ala gocciolante può variare tra valori che vanno da 30 cm a 80cm, passando da terreni sabbiosi a terreni argillosi. Solo in questo modo sarà possibile ottenere un’elevata uniformità ed efficienza di distribuzione dell'acqua e contemporaneamente un’efficace distribuzione del fertilizzante.
Attenzione però, perché in alcuni casi, con la fertirrigazione si sono avuti problemi legati ad un’elevata perdita di nutrienti nel terreno, e con relativo inquinamento delle falde. Ciò dipende da un’errata gestione dell'irrigazione e della fertirrigazione associata a condizioni idrodinamiche sfavorevoli del terreno. Attualità recente (per rendere evidenti problematiche ambientali alle quali dovremo porre sempre maggior attenzione), in aree ad alta densità agricola della Spagna (Almeria) i livelli di nitrati nelle falde sono superiori ai limiti di legge.
I terreni con caratteristiche più sfavorevoli, e che quindi sono più soggetti a rischio di inquinamento da nitrati, sono i terreni sabbiosi per la limitata capacità di ritenzione idrica e di scambio cationico, quelli con falda superficiale (inferiore ai 2 m), i terreni con uno ridotto strato utile (15-20 cm), i terreni con una pendenza elevata e quelli ricchi in sostanza organica.
Una gestione ottimale della fertirrigazione ha naturalmente influenza anche sulla qualità della produzione, anche se a volte le differenze tra fertirrigazione e fertilizzazione tradizionale non sono sempre così nette.
La metodologia della fertirrigazione
Una corretta e razionale applicazione della fertirrigazione richiede di stabilire diversi parametri, quali la quantità ed i rapporti fra gli elementi nutritivi, la composizione chimica della soluzione, la frequenza degli interventi di fertirrigazione.
Possiamo distinguere, fondamentalmente, due metodologie di fertirrigazione:
· Distribuzione degli elementi nutritivi in modo continuo e proporzionale all'intervento irriguo
Questo metodo ha il vantaggio di essere estremamente semplice e consente di aumentare la distribuzione dei fertilizzanti all'aumento della domanda di acqua di irrigazione. E' una metodologia che si avvicina alla tecnica della fertirrigazione delle colture fuori suolo. Estrema importanza ha la composizione chimica della soluzione, la sua conducibilità elettrica (EC) ed il pH. Nella versione estrema il terreno costituisce solamente un supporto della coltura.
· Distribuzione degli elementi nutritivi in modo discontinuo, non proporzionale all’irrigazione
La fertirrigazione viene definita e suddivisa per ciascuna fase fenologica. Il fabbisogno della coltura viene stimato attraverso un bilancio che considera le asportazioni, le immobilizzazioni, le perdite, gli apporti e le disponibilità naturali del terreno. Quindi viene suddiviso, considerando i rapporti ottimali fra gli elementi, per ciascuna fase fenologica ottenendo la quantità da distribuire periodicamente. In pratica si applica lo stesso criterio per il calcolo della concimazione in copertura tradizionale dove, al posto di utilizzare lo spandiconcime meccanico per distribuire il fertilizzante, si utilizza l’acqua d’irrigazione.
Per informazioni: PROF.i srl - agronomia@fertirrigazione.it www.fertirrigazione.it
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie