Gestione dei fertilizzanti
Nel vaso c’è un substrato di coltivazione che potrà contenere e trattenere una certa quantità d’acqua in base alla sua composizione e struttura. La sua capacità di ritenzione idrica, cioè la quantità d’acqua trattenuta nel vaso dopo l’irrigazione ed il drenaggio di quella in eccesso, è un valore che è molto importante conoscere.
E’ chiaro che l’agricoltore o il vivaista non desidera somministrare ad una pianta in vaso più acqua di quella che può assorbire o trattenere, perché ciò porta ad uno spreco d’acqua nonché di fertilizzanti.
Occorre quindi ridurre la frazione di lisciviazione, cioè quella quantità di acqua che sgronda dal vaso, ed essa va comparata con la quantità di acqua somministrata alla coltura: se si diminuisce la frazione di lisciviazione, chiaramente diminuiscono anche gli elementi fertilizzanti dilavati.
L’erogazione frazionata dell’irrigazione, ossia la suddivisione della quantità totale d’acqua irrigua in diverse applicazioni durante il giorno, potrà ridurre la perdita di fertilizzanti per lisciviazione.
Come verificare la corretta applicazione dei fertilizzanti alle piante?
La risposta vegetativa delle piante ed i livelli d’elementi nutritivi presenti nel contenitore possono variare se il fertilizzante è stato incorporato nel substrato, applicato sulla superficie o apportato con la fertirrigazione. E’ bene verificare con delle piante rappresentative o spia, quale sia la soluzione tecnica che determina la migliore risposta.
Nel caso vengano impiegati dei fertilizzanti a lento rilascio incorporati nel substrato o distribuiti in superficie, occorre tenere in considerazione le temperature che si raggiungono nel vaso. La cessione degli elementi nutritivi da parte dei fertilizzanti è influenzata dalla temperatura, con un rilascio degli elementi nutritivi che aumenta di molto con le alte temperature. E’ importante controllare l’etichetta del prodotto per verificare i tempi di rilascio in funzione del clima.
La durata dei fertilizzanti nel substrato varierà con le pratiche culturali e con le condizioni ambientali. Di conseguenza, è importante controllare le condizioni nutrizionali del substrato per determinare quando è necessario somministrare ancora del fertilizzante.
Le acque di drenaggio degli impianti di coltivazione potrebbero essere recuperate in bacini di raccolta sia per impedire l’inquinamento delle acque di superficie e di falda che per risparmiare l’acqua stessa. Un controllo del drenato può fornirci utili indicazioni sul livello nutrizionale del substrato di coltivazione, ed eventualmente riutilizzare l’acqua per un altro ciclo d’irrigazione, ovviamente dopo filtraggio e reintegro dei nutrienti. Il vantaggio ambientale è evidente.
Una buona gestione della concimazione non può tralasciare una corretta gestione dell’irrigazione, sia se applicata per aspersione che per microirrigazione a goccia.
Innanzitutto è bene controllare la quantità d’acqua distribuita, con dei semplici pluviometri (se s’irriga per aspersione) disposti in vivaio per misurare la quantità d’acqua distribuita, o con dei contenitori graduati posti sotto i gocciolatori, per misurare i volumi apportati con la microirrigazione a goccia.
Inoltre le piante nel vivaio dovrebbero essere raggruppate secondo i loro fabbisogni irrigui e secondo i valori di evapotraspirazione, tenendo conto delle dimensioni dei vasi, della loro spaziatura e del loro colore.
I vasi neri spaziati possono avere un potenziale di evaporazione circa doppio rispetto all’acqua consumata nei vasi colorati accostati uno all’altro. Di conseguenza, le piante della stessa dimensione in vasi neri spaziati, avranno un fabbisogno d’acqua superiore rispetto alle piante in vasi non neri accostati.
Attenzione alla forma del vaso; i vasi contenitori a basso profilo, più larghi che alti, a parità di volume trattengono molta più acqua dei vasi alti, pertanto i vasi bassi possono tollerare un turno più lungo fra due irrigazioni.
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Fonte: Agronotizie