Gli olivicoltori sono abituati ad avere a che fare con il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), un lepidottero le cui larve si nutrono del legno di olivo, scavando gallerie all'interno del tronco e delle branche. Tuttavia negli ultimi anni stanno aumentando le segnalazioni di altri due lepidotteri, Euzophera pinguis e Euzophera bigella, che nel Nord Italia stanno causando danni agli oliveti.

 

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Le tignole rodiscorza dell'olivo (E. pinguis e E. bigella) sono presenti da sempre in Italia e in tutta Europa, ma la loro presenza sull'olivo non era mai stata accertata. Poi nel 2018 sono arrivate le prime segnalazioni di rami e branche con anomali disseccamenti. Indagandone le cause i ricercatori hanno individuato la presenza di larve all'interno del legno.

 

Il motivo di questi attacchi su olivo non è ancora completamente chiaro. Probabilmente ci sono stati dei cambiamenti nell'habitat che hanno spinto questi lepidotteri a insediarsi sull'olivo. "E. bigella solitamente attacca specie quali il mandorlo, il melo, il pesco e la vite. Mentre E. pinguis predilige l'orniello", racconta Federico Marangoni, dottorando dell'Università degli Studi di Verona, che studia da vicino questi lepidotteri. "Negli ultimi anni invece abbiamo registrato la loro presenza in oliveti in tutto il Nord Italia, dalla Liguria fino al Trentino".

 

 

Biologia della tignola rodiscorza dell'olivo

Sia Euzophera pinguis che Euzophera bigella compiono nei nostri areali due generazioni all'anno. La femmina depone le uova sul tronco e sulle branche della pianta ospite, nelle vicinanze di lesioni alla corteccia causate da grandine, gelo, vento, rogna, oppure causate dall'uomo (ferite da potatura o da urto con macchine agricole).

 

Esemplare di Euzophera pinguis all'interno di un ramo di olivo

Esemplare di Euzophera pinguis all'interno di un ramo di olivo

(Fonte foto: Federico Marangoni, dottorando dell'Università degli Studi di Verona)

 

Le larve che fuoriescono dalle uova penetrano attraverso le ferite e si sviluppano a scapito dei tessuti legnosi dell'olivo. Raggiunta la maturità, la larva si impupa e l'adulto sfarfalla fuoriuscendo da un foro praticato nel legno.

 

Gli adulti hanno abitudini notturne, così come gli accoppiamenti. "L'utilizzo di trappole a feromone ha permesso il monitoraggio degli oliveti e i dati emersi rivelano la predominanza della specie E. pinguis in tutti gli areali del Nord Italia, tranne la Liguria, dove invece la specie predominante è E. bigella", specifica Marangoni.

 

Monitoraggio, danni e difesa dalla tignola rodiscorza

"Ad oggi la tignola rodiscorza non è certamente un insetto chiave in olivicoltura e la sua presenza è limitata, ma l'aumento della pressione negli oliveti negli ultimi anni ci deve spingere a monitorare attentamente questo fitofago", sottolinea Marangoni.

 

Ancora non è chiaro perché dal 2018 queste tignole abbiano colpito gli oliveti. Come non è chiaro perché la loro presenza nel Sud Italia sia limitatissima, mentre in Spagna, Paese con un clima simile al nostro Meridione, la tignola rodiscorza è un insetto molto impattante per la produttività degli oliveti.

 

Esemplari di Euzophera pinguis su una trappola a pagoda

Esemplari di Euzophera pinguis su una trappola a pagoda

(Fonte foto: Federico Marangoni, dottorando dell'Università degli Studi di Verona)

 

Tuttavia, ad oggi, la pressione limitata dell'insetto non richiede alcun intervento insetticida. "Non solo non ci sono prodotti registrati, ma le larve, sviluppandosi nel legno, sono difficilmente raggiungibili dagli insetticidi, mentre gli adulti, avendo abitudini notturne, sono altrettanto ardui da colpire".

 

Per gli olivicoltori è bene dunque monitorare la presenza del fitofago, ad esempio installando delle trappole attivate a feromone. Oppure monitorando attentamente l'oliveto durante l'anno e in particolar modo alla potatura, individuando la presenza di rami e branche con anomali disseccamenti. Un controllo del legno può infatti rivelare la presenza della tignola (presenza di rosura ed escrementi, eccetera). In caso di attacchi è bene eliminare i rami e bruciarli, in modo da limitare la diffusione dell'insetto.

 

Esemplari adulti di E. pinguis (destra) e E. bigella (sinistra)

Esemplari adulti di E. pinguis (destra) e E. bigella (sinistra)

(Fonte foto: Federico Marangoni, dottorando dell'Università degli Studi di Verona)

 

Cause predisponenti la diffusione della tignola rodiscorza

Prime prove empiriche sembrano indicare una predilezione di questa piralide per gli oliveti in cui forte è la presenza della rogna. "In questo momento stiamo proprio raccogliendo dati per determinare se le larve di Euzophera pinguis e Euzophera bigella effettivamente prediligano scavare le gallerie in piante ammalorate, con la presenza di tumori batterici su rami e branche", sottolinea Federico Marangoni.

 

In generale, è emerso come le infestazioni più pesanti sono ricorrenti in oliveti con elevata presenza di rogna, ma anche in impianti dove sono state effettuate pesanti potature o dove si è ecceduto con la concimazione azotata.