Italiafruit riporta un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno: non si conoscono ancora metodi di difesa perché la pianta infestante è relativamente giovane (due anni) e finora è stata sottovalutata. L'allarme è scoppiato l'estate scorsa quando l'infestante ha colpito il pomodoro riducendo del 40% la coltivazione e danneggiando uno dei pilastri dell'economia agricola locale. Adesso si cerca di correre ai ripari per evitare che la prossima stagione possa diventare disastrosa per il bacino del pomodoro da industria più importante a livello europeo.
Confagricoltura ha organizzato un tavolo scientifico con il dipartimento di Agraria dell'Università di Foggia per affrontare la problematica del parassita e provare a debellarlo con gli studi già disponibili. "Questa pianta infestante ha già fatto troppi danni – spiega Onofrio Giuliano, presidente dell'organizzazione agricola – se non interveniamo ora con le soluzioni che ci fornisce la scienza, non potremo mai sperare di aver risolto il problema quando fra un anno i nostri agricoltori dovranno nuovamente investire sul pomodoro e tutti gli altri ortaggi".
Le indagini condotte dal dipartimento di Agraria sono affidate al professor Emanuele Tarantino, ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee che ha già effettuato alcune prove di laboratorio per verificare il comportamento dell'orobanche. "Come tutti i parassiti – spiega Tarantino – è una pianta che necessita di un'altra presenza al suo fianco per poter sviluppare la sua azione. Noi stiamo tentando di allevare i semi in laboratorio e stiamo valutando la possibilità che essa sia eliminabile con l'ausilio di sostanze naturali, penso anche alle acque reflue. Si tratta di uno studio preliminare per conoscere la fisiologia del parassita e la sua propagazione. Il tavolo scientifico richiesto da Confagricoltura ci permetterà, mi auguro, di mettere su un progetto specifico che la Regione poi dovrebbe finanziare con l'intervento dei fondi comunitari".
Anche gli studiosi sono convinti nel ritenere che l'orobanche sia stato finora tollerato nei campi proprio perché non insidiava interi raccolti. "E' un parassita abbastanza conosciuto, ma ha sempre agito su piccole dimensioni per questo – dice Tarantino – non ha mai insospettito gli agricoltori. Adesso che si sta diffondendo a tutte le orticole il problema rischia di diventare più grande di quel che sembrava".
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Italiafruit