Domenica 16 giugno 2013, quando fra le 14 e le 16, per la prima volta, “il prezzo d’acquisto dell’energia è sceso a zero […] in quelle due ore energia solare, eolico e idroelettrico hanno prodotto il 100% dell’elettricità italiana. Un’anticipazione di come sarà l’energia di domani”.
In pratica, non ci sono alternative: bisogna investire di più sulle energie alternative.
Eppure, le rinnovabili scontano un paradosso, come sottolineano Maria Luisa Doldi, biologa, giornalista, collaboratrice di diverse riviste in Italia, Austria e Germania, e Francesco Dugoni, direttore di Agire, l’Agenzia per la gestione intelligente delle risorse energetiche, ideatore del progetto della Provincia di Mantova “Fo.R.Agri”, Fonti rinnovabili in agricoltura, premiato dall’Unione europea.
“Tutti le promuovono e le ritengono utili, purché gli impianti siano sufficientemente lontani dalle proprie case – spiegano gli autori -. Secondo i dati forniti dal Nimby Forum, in questo momento in Italia ci sono oltre 300 infrastrutture oggetto di contestazione da parte di comitati locali. Di queste opere, circa il 50% sono impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili”.
Agli autori AgroNotizie ha rivolto alcune domande sulle energie rinnovabili in agricoltura.
Energie rinnovabili: qual è lo stato dell’arte in Europa in Italia?
Francesco Dugoni: “Certamente non tutti i Paesi dell’Unione europea sono egualmente allineati. Alcuni spiccano per aver consolidato, negli ultimi decenni, politiche a favore non solo delle energie rinnovabili, ma anche del risparmio energetico che, non dimentichiamolo, è la prima “fonte” di energia. Secondo l’Eurostat nel 2011 l’energia da fonti rinnovabili è risultata per al 13,0% del consumo finale lordo di energia nella UE27 (7,9% nel 2004 e al 12,1% nel 2010)”.
Quali sono i migliori Paesi e come si colloca l’Italia?
F.D.: “Tra i migliori vanno annoverati i Paesi del Nord: Svezia (46,8% di fonti energetiche rinnovabili nel consumo totale), Lettonia (33,1%), Finlandia (31,8%) e Austria (30,9%). L’Italia fino al 2012 (anche grazie agli incentivi) ha registrato una forte accelerazione nella produzione di energia elettrica da rinnovabili (oltre il 25% del fabbisogno nazionale); tuttavia gravi lacune ancora sussistono nel promuovere le fonti rinnovabili relative alla produzione di energia termica (il conto energia termico del dicembre 2012 è tardivo ed è poco più di un’aspirina) ed i biocarburanti. Se a ciò aggiungiamo che, in buona sostanza, gli ultimi decreti hanno rappresentato più un freno che non un reale sostegno allo sviluppo delle FER, non solo in termini di riduzione dell’incentivazione (un loro ritocco era condivisibile), ma anche di mancata semplificazione delle procedure di autorizzazione e di mancata adozione di decreti attuativi (quello sul biometano latita da oltre 800 giorni), è più facilmente ipotizzabile una frenata del trend anziché un ulteriore sviluppo. A dispetto dunque dei target europei da raggiungere”.
L’obiettivo di Europa 20-20-20 sarà raggiunto? L’Italia a che punto è?
F.D.: “Secondo uno studio affidato al JRC dall’Unione europea la maggior parte degli stati membri otterranno un surplus di energia verde. Tuttavia sette Stati membri – Finlandia, Estonia, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Italia e Regno Unito – mostrano un deficit rispetto agli obiettivi fissati al 2020. Il deficit più alto è proprio quello del nostro Paese sia in termini di percentuale (-2,1%) che assoluti (-1,363 Mtep). Si evidenzia che gli altri 20 stati programmano invece addirittura un surplus di energia verde rispetto agli obiettivi stessi”.
Se qualche Stato membro non rispetterà gli impegni di Europa 20-20-20?
F.D.: “Scatterà il ricorso alla Corte di giustizia e che la Commissione, se necessario, potrà ricorrere alle procedure d’infrazione contro i Paesi inadempienti”.
Biogas: meglio i mini-impianti o quelli più potenti?
F.D.: “A tal proposito il Consorzio Italiano Biogas ho prodotto un volumetto dal titolo “Il biogas fatto bene”. Condividendone l’impostazione direi che i criteri da seguire, più che il dimensionamento in senso stretto, potrebbero essere altri, come il tipo di materiale utilizzato (meglio lo scarto), la distanza di approvvigionamento, la cogenerazione (cioè l’impiego anche del calore) e altri”.
Dunque è giusto evitare l’utilizzo di mais nei biogas?
Maria Luisa Doldi: “Tutto ciò che può evitare l’utilizzo di colture energivore - e il mais lo è - ben venga, sia per motivi ambientali che per aumentare la redditività degli impianti. Infatti l’evoluzione del biogas oggi è verso l’utilizzo di substrati che sono o rifiuti o sottoprodotti, come i reflui zootecnici. Per le colture energetiche, ovvero piante dedicate alla produzione di energia, ci si orienta verso colture nuove, come l’Arundo donax in Italia o il Miscanthus in Germania. Si tratta di colture che richiedono minime cure e minimi input energetici e che possono complementare substrati di diversa natura, per esempio i sottoprodotti citati prima. Non crediamo invece che l’utilizzo di superfici agricole per piante dedicate alla produzione energetica costituisca in Italia un vero problema. Abbiamo piuttosto il problema contrario: l’agricoltura viene abbandonata, la superficie coltivata diminuisce, i terreni rimangono incolti”.
Quale sarà la fonte rinnovabile che crescerà di più nei prossimi anni in agricoltura?
M.L.D.: “C’è una fonte rinnovabile che è particolarmente legata all’agricoltura, ovvero biogas/biomasse. Quindi, se c’è una fonte che sarà importante per l’agricoltura, ma di fatto già lo è, sarà proprio questa. Come essa si svilupperà dipende però anche dalla capacità del Sistema Paese di sviluppare tutta la filiera nazionale nel caso delle biomasse e di favorire l’integrazione attività agricola/produzione energia nel caso del biogas”.
Dove si assesteranno i contributi pubblici per le rinnovabili? Cosa succederà quando finiranno? Le energie rinnovabili saranno ancora sostenibili?
M.L.D.: “La domanda contiene implicitamente l’idea che le rinnovabili senza incentivi non siano sostenibili. Cosa intendiamo per sostenibili? Che non sono economicamente fattibili? Bene, allora iniziamo a togliere quei nove miliardi annui di incentivi diretti ed indiretti che ogni anno in Italia vanno a petrolio e derivati (fonte: Legambiente) e vediamo se il fossile è ancora sostenibile o è più sostenibile del rinnovabile….
Se invece per sostenibile intendiamo il profilo ambientale, sociale ed eticamente sostenibile, allora indubbiamente il rinnovabile è sostenibile, anzi è il modello di approvvigionamento più sostenibile. Comunque sia, se vogliamo limitarci a parlare in termini di economia: per il fotovoltaico gli incentivi sono già finiti, ma le previsioni indicano un continuo sviluppo della tecnologia, perché tra autoconsumo, detrazioni fiscali, diminuzione dei costi di installazione, possibile aumento delle bollette, il fotovoltaico, fatti due conti, conviene ugualmente. E la storia del fotovoltaico indica che, una volta raggiunta la maturità, la tecnologia sta in piedi anche senza incentivi, come è giusto che sia".
Per il biogas?
M.L.D.: “Per il biogas i tempi non sono ancora maturi, ma qualora si iniziasse a produrre anche biometano, la situazione probabilmente cambierebbe”.
Perché leggere questo libro?
M.L.D.: “Il dibattito sulle rinnovabili sta assumendo toni chiassosi, farraginosi e un po’ mistificatori. Il libro vuole essere un invito a riflettere sul cambiamento che si sta profilando all’orizzonte nel sistema di produzione energetica. In modo onesto, distaccato e soprattutto lungimirante”.