A volte tornano.
In Europa (Deo Gratias) si ricomincia a parlare di "floor price" ovvero di prezzi minimi (garantiti, al produttore). Chi ha i capelli bianchi ricorderà che i prezzi minimi erano alla base delle prime versioni della Politica Agricola Comune - e le immagini che scandalizzavano i benpensanti erano quelle delle mele e delle arance distrutte sotto i cingoli dopo il ritiro dal mercato con prezzi assicurati dal pubblico. Oggi le intenzioni e i meccanismi proposti sono invero assai diversi.
In Francia il Presidente della Repubblica ha aperto la fiera agricola nazionale proponendo la quarta edizione della legge "Egalim" - una legge che fino ad ora non è che abbia brillato e che prevede il riconoscimento di un prezzo minimo ai produttori su base volontaria.
La quarta versione sarà molto più volitiva, risoluta nel dare tutele agli agricoltori.
Anche in Spagna è stata introdotta una legge sui prezzi minimi nel 2022 - anche qui i risultati sono stati fino ad ora scarsini e pare che si stia pensando a una qualche evoluzione. Il motivo del fallimento è sempre lo stesso e lo si può sintetizzare grossolanamente con una battuta: lo strapotere della grande distribuzione e dell'industria rispetto ai produttori agricoli; su base volontaria un nano non entra sul ring a combattere un gigante.
Vogliamo sorvolare allora sui diversi tentativi fatti in Italia di mettere attorno a un tavolo i vari player dei settori, ci dicono che gli esiti siano risibili.
Tornando ai buridanici burocrati di Bruxelles, il dubbio che gli fa girar la testa è: non è che l'introduzione dei prezzi minimi farà poi costare di più i prodotti? Cosi che i consumatori si rivolgeranno poi a beni di importazione, facendo crollare il mercato interno. Noi crediamo proprio di no per mille motivazioni e la prima è che la materia prima costa oramai una minima frazione del prezzo pagato al consumatore.
Lo dico non sottovoce: dai miei conti della serva la percentuale che tocca al produttore è attorno al 13-15% del prezzo finale al consumatore.
Proviamo a creare un sistema in cui per l'agricoltura si parli di prezzi (decenti) e non di premi (sussidi, compensazioni, aiuti accoppiati…). Chissà…