Devo dire che non nutro particolare passione per questo genere di dispute: bianchi contro neri, guelfi e ghibellini - lo schierarsi in fazioni è sempre controproducente, come ben sa chi ha una minima infarinatura di storia patria. Tutto sommato sarei per dire che mi pare una polemica del tutto speciosa - dando per scontato che non è possibile difendere in maniera razionale qualche cosa che, come l'agricoltura biodinamica, razionale non è per definizione.
Il biodinamico si basa, come per esempio certi tipi di disciplina medica (l'omeopatia, la medicina ayurvedica e la tradizionale cinese), su presupposti di carattere metafisico (o anche esoterico) non approvabili da chi (come il sottoscritto) crede fermamente nel metodo scientifico. Questo non vuol dire che non ci si possa sentir liberi di praticarli.
Facile e poco elegante anche il dileggio - del resto la mamma dei Soloni in Italia è sempre incinta. Diverso è il discorso sui contributi pubblici: questi devono essere indirizzati in maniera univoca verso forme di agricoltura approvate dalla scienza ufficiale. Come in medicina: mi risulterebbe impensabile un sistema sanitario che paga ai cittadini farmaci o metodi di cura omeopatici, di medicina indiana, cinese o quant'altro. Il problema in Italia è un altro.
In agricoltura (come in altri campi) si deve favorire l'imprenditoria, chi innova, chi segue il mercato - in altri termini: chi lavora. Con una recente e accorata telefonata l'amico Carlo Lingua, abile e sempre aggiornato imprenditore piemontese, mi racconta dei tanti sforzi e dei tanti denari profusi per innovare e produrre in maniera sempre più sostenibile. Carlo come tanti altri agricoltori italiani guarda al mercato, ma anche all'ambiente e al territorio senza preclusioni ideologiche, ma sempre confidando nella miglior scienza. Questi sono gli imprenditori che bisogna seguire, approvando magari la agognata legge sul biologico ma soprattutto favorendo la ricerca e le più innovative tecniche produttive.
Per concludere una piccola nota a margine: ho notato che nella polemica sono entrati farmacologi, filosofi, storici, giornalisti e intellettuali vari - non ho visto nessuno specialista in agricoltura. Siamo una categoria scarsa di Soloni.