È il grande potere della comunicazione: c’è chi ha perso il treno, come l’Europa, lasciando le armi di “disinformazione di massa” in mano ai movimenti anti-biotech, ma c’è anche chi ha imparato dagli errori degli altri e ha deciso che l’opinione pubblica va informata prima che venga sedotta da messaggi fuorvianti e ideologizzati. Non è quindi per caso se in Cina, locomotiva economica globale, si è deciso di intensificare gli sforzi comunicativi atti a sensibilizzare il pubblico in materia di organismi geneticamente modificati. L’ex-Celeste Impero svilupperà e condividerà quindi studi tecnici sulla gestione degli Ogm anche in un’ottica di sicurezza per il consumatore e per l’ambiente.

La volontà di prevenire ritrosie strumentali verso le biotecnologie ha permeato il discorso che il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto in occasione della Conferenza sul Lavoro Rurale 2014, ribadendo come gli Ogm saranno accettati in Cina solo dopo i più adeguati studi scientifici.
Bello sarebbe che in ogni parte del Globo gli Ogm venissero approcciati in tal modo: prima si studia, poi si informa e alla fine, se è del caso, si coltiva.