I vigneti non fanno eccezione: i cambiamenti climatici potrebbero costringere a cambiare alcune delle pratiche che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni. Contro questa minaccia, un aiuto può giungere dall’agrometeorologia: scienza che studia le interazioni dei fattori meteorologici e idrologici con l’ecosistema agricolo-forestale e con l’agricoltura. È una scienza di confine, tesa a valorizzare i legami esistenti fra discipline del settore fisico e biologico.
"L’agrometeorologia permette di diminuire – spiega il climatologo Giampiero Maracchi, professore di Climatologia all’Università degli Studi di Firenze – i trattamenti. Abbiamo sperimentato che un trattamento mirato sulle basi meteo, permette di passare da 7-8 trattamenti a 4-5 l’anno, riducendo costi e impatto chimico sul territorio. L’agrometeorologia dà un grosso contributo per un’agricoltura con meno interventi generici e più mirati, tenendo conto del rapporto tra prodotti utilizzati e ambiente. Un agrometeorologo però non lo vedo in un’azienda perché forse sarebbe eccessivo. Magari in un Consorzio potrebbe suggerire una zonazione climatica dei terreni delle aziende appartenenti".
"Un’innovazione che dovrebbe essere nel futuro delle aziende – sottolinea Leonardo Valenti, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano – è la raccolta dei dati agro-meteo, per stabilire tutte quelle che sono le situazioni legate all’evoluzione del prodotto nell’annata e comprendere dove andrà la viticoltura dell’azienda nel futuro. Ormai bisogna interpretare ogni singola annata in maniera puntuale, basarsi sull’andamento stagionale per capire come meglio intervenire sulle coltivazioni. Essere una ventina di giorni in anticipo comporta un cambiamento sostanziale. Vendemmiare prima cambia completamente il quadro acido, le caratteristiche aromatiche e le caratteristiche zuccherine delle uve. È indispensabile quindi avere delle nozioni che permettano di interpretare al meglio le situazioni ambientali".
"L’atmosfera è l’elemento più variabile dell’ecosistema e dell’agrosistema viticolo – afferma Luigi Mariani, professore di Agrometeorologia all’Università degli Studi di Milano – l’agrometeorologo è colui che cerca di rendere coscienti agronomo e viticoltore sui cambiamenti climatici. Oggi vi sono prodotti previsionali che ci consentono di andare a stimare quale tempo farà in una settimana con una certa esattezza. Fare agrometeorologia significa considerare risorse idriche insieme agli andamenti fitopatologici e alle variabili atmosferiche. Sapere quando piove è una risorsa anche per risparmiare non rischiando così che i trattamenti vengano portati via dall’acqua".
L’agrometeorologo è una "figura fondamentale" secondo Attilio Scienza, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano che raccoglie tutti i dati e dà indicazioni precise su come sviluppare un lavoro in vigna: "Chi fa la meteorologia locale e applicativa può dare indicazioni importanti per due aspetti. Prima di tutto il modello meteorologico è fondamentale per calcolare il rischio di malattie parassitarie, consentendo di ridurre i trattamenti in un anno anche del 50%. Il secondo punto sono i modelli di irrigazione, cioè il fabbisogno idrico. Quando si supera in un territorio la soglia di rischio di fabbisogno idrico e la pianta comincia ad andare in stress, c’è bisogno di una figura che segnali l’allarme e la quota di acqua da dare".
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Fonte: VeronaFiere