Primo aprile, è partita la nuova campagna lattiero casearia 2008/2009 e il primo scoglio da superare è quello del prezzo. Una partita che si è dimostrata difficile sin dalle prime battute.  Scaduti gli accordi di filiera della scorsa stagione, che ha visto impennarsi le quotazioni trainate da una domanda in crescita in tutta la Ue, ora bisogna fare i conti con un mercato in flessione. I prezzi che si registrano per le forniture spot (quelle che si svolgono fuori dagli accordi commerciali predefiniti) e che sono quotate dalla Camera di commercio di Lodi, si fermano fra i 31 e i 33 centesimi per litro per le provenienze estere. Solo quattro o cinque mesi fa lo stesso litro di latte sfiorava quota 50 centesimi. E non va meglio nemmeno per le forniture di provenienza nazionale, ferme ora fra i 34 e i 37 centesimi.

Per gli allevatori vendere il latte a questi prezzi significa produrre in perdita. Lo conferma anche un recente studio del Crpa (centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia) che ha calcolato in oltre 42 centesimi i costi di produzione (riferiti al 2006) di un litro di latte destinato alla produzione del Parmigiano Reggiano.

Come per il passato è la Lombardia, che da sola produce il 40% del latte italiano, a guidare la trattativa che si svolge fra Assolatte (in rappresentanza delle industrie lattiero casearie) e le Organizzazioni professionali degli allevatori. Mentre le industrie devono fare i conti con un consumatore sempre più attento al prezzo che trova sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, gli allevatori sono alle prese con aumenti dei costi a due cifre. Colpa soprattutto della voce alimentazione del bestiame (da sola incide per oltre il 60%) schizzata alle stelle dopo la fibrillazione dei mercati cerealicoli di tutto il mondo. Posizioni inconciliabili, che hanno costretto le parti a trovare (finalmente) un modo nuovo di affrontare il problema. Mentre Assolatte ha proposto di individuare un meccanismo che permetta di determinare il prezzo del latte sulla base di parametri di mercato oggettivi ed europei, la rappresentanza agricola ha confermato la richiesta di un collegamento tra il prezzo del latte e i costi dei mangimi zootecnici.

Le parti hanno così deciso di costituire una commissione tecnica paritetica incaricata di definire un paniere di riferimento, sulla base del quale riprendere la discussione. In pratica si cerca di riesumare una vecchia proposta di indicizzazione del prezzo della quale si parla da anni e che se fosse già stata adottata avrebbe fatto risparmiare molto tempo a tutti. Insomma, meglio tardi che mai.

 

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