"A causa della crisi economica che ha investito tutti i Paesi, anche i consumi alimentari sono stati penalizzati. Il mercato si orienta attualmente verso tagli meno pregiati, che di conseguenza costano meno". L'analisi arriva da Jeff Martin, responsabile per l'Italia di Eblex, ente inglese che promuove e commercializza al di fuori dei propri confini nazionali la carne bovina e ovina d'Oltremanica.
 
Pur non sottovalutando la difficoltà del momento, Martin individua in questa delicata fase un aspetto positivo: la produzione di carne bovina a livello europeo è in contrazione, e questo, pur permettendo di rispondere al fabbisogno di ogni Stato membro, evita di ricorrere agli stoccaggi determinati da un eventuale eccesso di produzione. "Garantendo peraltro agli allevatori prezzi migliori - precisa Martin - che in Inghilterra, tanto per fare un esempio, stanno incassando il 30-40% in più rispetto a non più di un anno fa".
 
Questi dati non possono che confortare la filiera europea, alle prese anche con previsioni, fornite peraltro proprio da Bruxelles, in base alle quali entro il 2013 il 45% della carne bovina in circolazione per il mondo arriverà dal Brasile. "Non credo sia un pericolo che l'Europa correrà - sottolinea Martin - almeno nell'immediato. Il Brasile, come l'Argentina, stanno rivolgendo la loro attenzione ad altri mercati come il Medio Oriente e gli Emirati Arabi, dove esportano grandi quantitativi di carne a prezzi nettamente più elevati rispetto ai nostri".
Prezzi che, senza nulla togliere al valore di queste produzioni, non sempre si traducono in qualità e salubrità ai massimi livelli. Elementi che invece le carni bovine europee possono vantare con assoluta tranquillità.
"Le regole comunitarie che sovrintendono a questi determinanti requisiti sono uguali per tutti gli Stati membri - riflette ancora Martin - e sono stabilite dai Disciplinari di produzione a cui tutta la filiera deve fare riferimento adottando quanto in essi contenuto. I controlli, da parte degli organismi preposti, sono severi e il mancato rispetto dei parametri stabiliti può comportare l'espulsione da quei circuiti virtuosi che permettono alla carne bovina europea di posizionarsi nei segmenti più alti del mercato di riferimento".
 
"Il valore della qualità, infatti, non è negoziabile - conclude la sua analisi Martin - e se per il settore vogliamo intravedere prospettive di crescita e sviluppo non dobbiamo dimenticare che, essendo la carne bovina uno degli alimenti principe per la nutrizione umana, non si può prescindere da una filiera rigida, da adeguati processi di frollatura e da una efficace comunicazione rivolta al consumatore, che deve essere informato correttamente e non solo terrorizzato quando, purtroppo, esplodono emergenze sanitarie".
 
MeatItaly, il primo Salone dedicato alla filiera della carne bovina, in programma a Cremona dal 22 al 25 ottobre, sarà l'occasione ideale non solo per scoprire tutte le novità tecniche e tecnologiche del settore, ma anche per portare avanti efficacemente il marketing di un comparto che ha la necessità urgente di un forte rilancio.