Complice il ritardo della pubblicazione, chi si fosse trovato a leggere il numero C58 della Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 15 febbraio, alla pagina 102 avrebbe trovato una risoluzione del Parlamento europeo che proponeva di rinnovare il celebre erbicida per sette anni rispetto ai cinque decisi dal regolamento 2017/2324 del 12 dicembre 2017. Peccato che la risoluzione sia stata approvata dal Parlamento Europeo il 13 aprile 2016 con 374 voti favorevoli, 225 contrari e 102 astensioni. Se la estrapolassimo dal contesto attuale avremmo l’idea di un Parlamento Ue pro-glifosate e pro-scienza ma al tempo la risoluzione si opponeva alla proposta iniziale della commissione Ue che proponeva il rinnovo del celebre erbicida sino al 2031, scadenza che dopo mille peripezie, verifiche dell’Efsa, dell’Echa e capriola finale della Germania che ha (come sempre) sbloccato la situazione, è stata fissata all’ormai imminente 2022.

Anche se alcuni giornali “scandalistici” avevano scambiato la risoluzione come l’anticamera del bando del glifosate (ritenta, sarai più fortunato: al massimo sembra una proposta di rinnovo di un prodotto candidato alla sostituzione), se fosse adottata adesso sarebbe accolta dagli addetti ai lavori con ben altro entusiasmo. Purtroppo i poteri del Parlamento sono limitati, anche se negli ultimi tempi le procedure di codecisione sono sempre più frequenti e il parere dell’unico organo elettivo comunitario non è più così inascoltato. Comunque gli ultimi sviluppi politici in Germania promettono faville nei prossimi mesi: ci sarà un altro voltafaccia teutonico?
 

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