Da Syngenta parrebbe già esserci però luce verde, almeno leggendo le parole del suo Board of Directors, il quale ritiene che l'operazione proposta rispetti gli interessi di tutte le parti e raccomanda agli azionisti l'unanimità nell'accettazione dell'offerta. La transazione si prevede conclusa entro la fine dell'anno e avrebbe un valore di 43 miliardi di dollari americani. Un'operazione in linea peraltro con l'obiettivo dichiarato dall'ex Celeste Impero di elevare la sicurezza alimentare del proprio Paese.
A cose fatte, il Board of Directors sarà presieduto da Ren Jianxin, attuale presidente di ChemChina, mentre dei dieci membri attuali quattro saranno Syngenta, verso la quale ChemChina si è impegnata a mantenere i più alti standard di governance in vista di una IPO del business negli anni a venire.
Michel Demaré, attuale presidente di Syngenta e futuro vice-presidente della nuova realtà, ha dichiarato: "Nel fare questa offerta, ChemChina riconosce la qualità e il potenziale di business di Syngenta […]. L'operazione riduce al minimo le interruzioni operative e si concentra sulla crescita a livello mondiale, in particolare in Cina e in altri mercati emergenti, e consente investimenti a lungo termine nel campo dell'innovazione. Syngenta resterà Syngenta e continuerà ad avere sede in Svizzera".
Da parte sua, Ren Jianxin avrebbe dichiarato: "I colloqui tra le nostre due aziende sono state amichevoli, costruttivi e cooperativi. Siamo lieti che questa collaborazione abbia portato all'accordo annunciato oggi. Continueremo a lavorare a fianco del management e dei dipendenti di Syngenta per mantenere il vantaggio competitivo di primo piano della società nel campo globale tecnologia agricola".
Poi aggiunge: "La nostra visione non si limita ai nostri interessi reciproci, ma vuole anche massimizzare i vantaggi per gli agricoltori e i consumatori di tutto il mondo".
© AgroNotizie - riproduzione riservata