Nei tre giorni di lavoro, nei quali hanno messo a confronto ed approfondito le attuali conoscenze nazionali ed internazionali sull’inquinamento degli ambienti acquatici (laghi, fiumi, falde freatiche) provocato dai fitofarmatici impiegati per la difesa delle colture agricole, i partecipanti hanno convenuto sulla necessità che la ricerca scientifica compia un salto di qualità. Non è più sufficiente, infatti, come si è fatto finora, stabilire quali sono i livelli di rischio “accettabili” per le sostanze chimiche immesse nell’ambiente nelle normali condizioni di impiego.
Occorre puntare all’uso “sostenibile” dei pesticidi, che mira ad abbattere questi rischi già nel momento dell’utilizzo. Per questo è necessario sviluppare e integrare i metodi di valutazione dell’esposizione, del rischio e della sua comunicazione e far crescere le capacità professionali dei soggetti che sviluppano il prodotto, degli operatori e degli stessi consumatori direttamente ed indirettamente esposti.
Il secondo tempo del workshop, com’è noto, si svolgerà nell’Università olandese di Wageningen alla fine di settembre. Nei prossimi mesi i partecipanti avranno a disposizione una “sala conferenze virtuale” per ulteriori dibattiti ed elaboreranno proposte operative da far pervenire al comitato organizzatore, che provvederà a predisporre il documento finale da discutere ed approvare a Wageningen, col quale saranno fornite ai decisori politici le indicazioni scientifiche e giuridiche necessarie per adeguare la procedura di registrazione dei prodotti fitosanitari.
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Fonte: Iam di Bari