Fiper, Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili, torna con forza su un problema che da tempo sta cercando di risolvere e lo fa con riferimento a quanto recentemente accaduto in Versilia, dove il maltempo straordinario ha causato la caduta di migliaia di alberi da rimuovere. “E’ l’ennesimo episodio – ha sottolineato Walter Righini, presidente Fiper – del fatto che in Italia le cose si muovono solo quando c’è un’emergenza ambientale. Le piante cadute nei viali e nei parchi in Versilia secondo l’attuale normativa sui sottoprodotti a fini energetici sarebbero rifiuti da smaltire quindi non utilizzabili come biomassa. Però l’Arpat Toscana con una lettera è intervenuta dicendo che in questo caso, vista l’urgenza e lo stato di emergenza, si possono utilizzare”.

L’Arpat Toscana, infatti, in una lettera inviata ai Comuni maggiormente colpiti dal maltempo (Camaiore, Forte dei Marmi, Viareggio, solo per citarne alcuni) ha stabilito, dopo aver richiamato la disciplina del settore, che il materiale legnoso in questione, vale a dire gli alberi abbattuti dal vento, presenta caratteristiche del tutto analoghe a quello derivante da manutenzione forestale e può dunque essere gestito al di fuori della normativa sui rifiuti. “Occorre fare chiarezza a livello legislativo commenta ancora Righini - e come Fiper sollecitiamo da tempo il ministero a risolvere il problema. Tra l’altro, in un momento delicato come questo per le casse dei Comuni, se questa fosse la regola e non l’eccezione dovuta all’emergenza ambientale, i Comuni stessi invece di avere un costo di smaltimento potrebbero contare su un’entrata economica. E poi avremmo anche l’ulteriore vantaggio di prevenire in qualche modo danni ambientali del genere perché la gestione sistematica degli scarti del verde urbano a fini energetici rappresenterebbe una modalità di gestione e controllo attivo del verde pubblico: insomma prevenire è sempre meglio che curare”.

Secondo dati Fiper, in valore aggregato la stima della gestione del verde urbano a livello nazionale si aggira intorno ai 3-4 milioni di tonnellate/annue con un costo di smaltimento di circa 150-240 milioni di euro per i Comuni, a fronte di un possibile ricavo in caso di utilizzo a fini energetici di 60-100 milioni/annui.
Conclude Righini: "E' mai possibile che in Italia si debba avere una calamità per risolvere intelligentemente vecchie e ricorrenti problematiche?”.