La crisi della lira turca e il clima di incertezza che ha accompagnato gli ultimi mesi della Turchia impensieriscono FederUnacoma, che vede nel paese a cavallo tra Europa e Asia una opportunità di business per il settore della meccanizzazione agricola. Nei primi sei mesi di quest'anno le immatricolazioni sono diminuite del 18% rispetto allo stesso periodo del 2017.

AgroNotizie ne ha parlato con il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti.

Presidente Malavolti, qual è la situazione?
"La Turchia rappresenta uno dei paesi più dinamici e promettenti per il mercato delle macchine agricole, perché possiede un'economia primaria forte (grazie ad un mercato interno di 80 milioni di abitanti), che aspira ad avere dotazioni tecnologiche migliori per competere sui mercati anche internazionali. La Turchia inoltre si è imposta, negli ultimi anni, come hub commerciale verso tutto il Medio Oriente (soprattutto Giordania, Siria, Libano, Iraq e Iran).

In questi anni la domanda di trattrici è cresciuta nel paese in modo davvero notevole, se pensiamo che nel 2017 sono state immatricolate 72.350 unità (a fronte delle circa 35mila della Francia e delle circa 33mila della Germania, i due paesi europei con il più alto livello di immatricolazioni), con una crescita del 3% rispetto all'anno precedente, pure caratterizzato da numeri molto consistenti. Questo trend positivo, che rende la Turchia una delle piazze più importanti a livello mondiale, ha subito una brusca frenata nel primo semestre di quest'anno, quando le immatricolazioni si sono attestate a quota 28.266, con un calo del 18% rispetto al primo semestre dell'anno precedente. Questa è la prima conseguenza delle turbolenze politiche ed economiche che stanno investendo il paese"
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Consulta il grafico dell'import e dell'export (Fonte: FederUnacoma)

Come si colloca l'Italia?
"Per l'industria italiana della meccanica agricola la Turchia rappresenta uno sbocco importante sia per quanto riguarda le trattrici sia per quanto riguarda le altre tipologie di macchine e le attrezzature. Nel 2017 abbiamo esportato macchinari italiani in Turchia per un valore complessivo di oltre 207 milioni di euro, con un incremento del 33% rispetto all'anno precedente. Nell'anno in corso, in uno scenario meno favorevole, le nostre esportazioni registrano una flessione evidente. I dati Istat relativi al periodo gennaio-maggio 2018 indicano infatti un valore pari a 67 milioni di euro, in calo del 19% rispetto allo stesso periodo del 2017. C'è da aspettarsi che nel corso dell'estate il deficit si possa essere incrementato proprio a fronte dell'inasprirsi della crisi".

Come si muoverà FederUnacoma se il fenomeno della svalutazione della lira turca dovesse continuare e quale potrebbe essere l'impatto negativo stimato sul vostro settore?
"La svalutazione della moneta turca naturalmente penalizza le nostre esportazioni perché rende molto più oneroso per gli operatori locali acquistare macchine di produzione estera. L'incertezza in cui versa il paese rischia non soltanto di penalizzare le nostre esportazioni dirette, ma anche di frenare quelle strategie di investimento per la creazione di insediamenti e joint venture che le nostre aziende tendono a mettere in atto nei paesi dove la meccanizzazione agricola risulta in crescita.

Infine, non si deve trascurare il rischio che la svalutazione della moneta turca possa favorire l'ingresso nel paese di prodotti a basso prezzo (che fino ad ora erano rimasti esclusi dal mercato grazie anche a una politica di dazi penalizzante che il governo turco aveva imposto alle importazioni dal Far East) realizzati in paesi emergenti, che non hanno un'industria della meccanica agricola tecnologicamente molto avanzata ma che sanno attuare strategie di marketing aggressive e così posizionarsi su mercati potenzialmente promettenti"
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