Una notizia, per ora, appare certa: è stato prorogato l'accordo sul grano ucraino, con la possibilità di esportare attraverso un corridoio sicuro sul Mar Nero i cereali dai porti dell'Ucraina. A darne notizia, poche ore prima che scadesse la proroga di quattro mesi siglata a novembre da Ucraina e Russia sotto la supervisione dell'Onu, è stato il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan.

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Resta, tuttavia, l'incognita della durata. L'Ucraina, tramite il ministro delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, parla di un'intesa di 120 giorni. Su Twitter, Kubrakov ha ringraziato Erdogan, António Guterres e i partner che hanno reso possibile la sottoscrizione di un accordo in extremis. "Grazie ai nostri sforzi congiunti - ha scritto il vicepremier ucraino - 25 milioni di tonnellate di grano ucraino sono state consegnate ai mercati mondiali".
La sfida ora è quella di "accelerare le ispezioni delle navi da parte delle autorità turche", così da rendere ancora più fluidi i commerci lungo le rotte che partono dai porti dell'Ucraina.

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Tuttavia, come detto, resta il giallo della durata dell'intesa. Il presidente turco Erdogan sul punto è stato vago e non ha menzionato affatto se l'accordo avesse una validità di 120 giorni - come sostengono gli ucraini - o più breve, come specificano i russi.

 

La Federazione Russa ha infatti parlato di un periodo di sessanta giorni. Una rigidità giustificata dalle difficoltà che la Russia sta incontrando nell'esportare grano e fertilizzanti. Sebbene, infatti, le sanzioni non si applichino a prodotti agricoli e mezzi di produzione, la Russia ha incontrato ostacoli.

 

La politica di aggressione della Russia viene avversata sia tramite esplicite sanzioni che attraverso altre formule alternative di boicottaggio, seppure non esplicite. Così, per quanto i cambiamenti climatici abbiano agevolato la produzione di grano in Russia, con volumi in crescita secondo le stime del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America (Usda) nell'ordine del +22,4%, l'export inevitabilmente si dirige verso i Paesi considerati "amici" o vicini politicamente alla Russia.

 

L'impatto sui prezzi dipenderà molto di più dall'andamento meteo climatico e dagli scenari internazionali (dazi, divieti di export come avvenuto un anno fa da parte dell'India, eventuali choc dei prezzi petroliferi, prosecuzione della guerra, forza dell'import cinese, eccetera), che non dalla sottoscrizione dell'accordo, che pure è un bene che possa garantire l'invio di granaglie dall'Ucraina.

 

Nel 2022, in particolare, l'Ucraina ha esportato 39 milioni di cereali, in flessione del 23,77% rispetto al 2021. L'export di mais è cresciuto (25,1 milioni di tonnellate, +2,03% sul 2021), complici prezzi di mercato particolarmente competitivi come evidenzia il grafico di Teseo, con l'Unione Europea primo approdo col 59% della quota di mercato, in crescita sull'anno precedente. Il flusso dall'Ucraina all'Ue, in particolare, ha segnato un +97,03% sul 2021, con la rotta del mais verso l'Italia che è cresciuta del 61,62%.

 

Grafico: Principali player - prezzi medi export di mais

Grafico: Principali player - prezzi medi export di mais

(Fonte foto: Teseo.Clal.it)

 

In frenata le esportazioni di frumento dall'Ucraina nel 2022 (-44,02% sul 2021), con l'Unione Europea che ha ritirato quasi 4,3 milioni di tonnellate, contro poco più di 375mila tonnellate dell'anno precedente. L'Italia ha più che triplicato i ritiri, passando da 126.500 tonnellate del 2021 a 396.680 tonnellate del 2022 (+213,58%).

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