Proprio mentre sembrava ormai inevitabile una Brexit senza accordo, alla fine dell'anno e con il Parlamento europeo praticamente in vacanza è stato raggiunto un accordo tra Unione europea e Regno Unito. Dallo scorso primo gennaio le relazioni bilaterali sul piano commerciale sull'asse Bruxelles-Londra sono disciplinate da un accordo commerciale che, di fatto, scongiura l'applicazione delle regole del Wto e, dunque, l'imposizione di dazi e tariffe.

In questo modo, sul filo di lana, sono stati "salvati" scambi commerciali fra Ue e UK per un valore di 41 miliardi di euro nel settore agroalimentare. A tanto, infatti, ammontano le esportazioni di prodotti agroalimentari dai ventisette paesi dell'Unione europea al Regno Unito. I principali paesi europei esportatori in ambito agroalimentare sono: Olanda (24% del totale di mercato), Irlanda (20%), seguiti da Francia e Germania (10%), Spagna (7%), Italia e Belgio (6%).
Gli scambi commerciali dall'Italia registrano un export agroalimentare verso la Gran Bretagna pari a 3,4 miliardi di euro, con il 30% circa rappresentato dai prodotti Dop e Igp.

Complessivamente, per l'Unione europea il Regno Unito rappresenta il terzo partner commerciale a livello globale, con un saldo positivo nello scambio di beni intorno ai 125 miliardi di euro.

L'intesa raggiunta sul filo di lana da Unione europea e Regno Unito è stata salutata dai protagonisti istituzionali con soddisfazione, con qualche distinguo. Dall'isola è stata posta maggiore enfasi alla definitiva liberazione dalle regole comunitarie e dal continente si è, invece, sollevato un rammarico più profondo per la perdita di un partner ritenuto fondamentale.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo l'intesa, ha definito l'accordo con il Regno Unito "giusto e bilanciato: proteggerà gli interessi dell'Unione europea, garantirà la concorrenza leale e darà certezze alle nostre comunità di pescatori. L'Europa ora può guardare avanti".

Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha dichiarato: "Nonostante sia profondamente dispiaciuto per la decisione del Regno Unito di lasciare l'Ue, sono sempre stato convinto che una soluzione negoziata fosse nell'interesse di entrambe le parti. Questo accordo getta le basi per l'avvio di un nuovo partenariato". Inoltre, "indipendentemente dalla Brexit, l'Ue e il Regno Unito continueranno a condividere valori e interessi comuni".

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha plaudito all'intesa, apprezzando gli "interessi e diritti di imprese e cittadini europei garantiti".
Sul piano operativo - ha informato il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna dalle colonne de Il Sole 24 Ore - l'Agenzia delle dogane "ha approntato varie misure, tra cui la cosiddetta dogana a chilometro zero, che permetterà ai nostri esportatori di assolvere agli adempimenti richiesti negli uffici competenti più vicini o, addirittura, direttamente in azienda tramite procedure digitali". In questa pagina le Faq.


Bene l'accordo per il sistema agroalimentare

Anche il mondo agricolo e alimentare ha apprezzato il raggiungimento di un delicato processo di ridefinizione dei rapporti economici.
"L'accordo per l'uscita del Regno Unito dall'Ue salva 3,4 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari in Gran Bretagna", ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. Un eventuale "No deal" avrebbe spalancato la porta ai rischi sulla mancata tutela giuridica dei prodotti Dop e Igp, che incidono per circa il 30% sul totale dell'export agroalimentare made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione inglesi e da paesi extracomunitari.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha posto l'accento sulla difesa dell'export agroalimentare italiano e delle indicazioni geografiche protette. È stato così "scongiurato il ridimensionamento delle nostre esportazioni agroalimentari sul mercato britannico e l'insorgere di forti tensioni sui mercati agricoli della Ue".
"Tutti i prodotti destinati al mercato britannico dovranno essere accompagnati da una dichiarazione doganale e saranno ripristinati i controlli fitosanitari" ha ricordato Confagricoltura. "Aumenteranno quindi gli adempimenti amministrativi e i costi per i nostri operatori".

Per il presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri, il raggiungimento dell'intesa è "un'ottima notizia per le nostre esportazioni e per la stabilità dei mercati agricoli", mentre Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha parlato di "una vittoria per entrambe le parti".
Sospiro di sollievo da Paolo Zanetti, presidente di Assolatte. "Il Regno Unito è un mercato chiave per il settore lattiero caseario nazionale ed è la terza destinazione per i formaggi italiani. Un mercato che assorbe oltre 40mila tonnellate di formaggi per un valore di 284 milioni di euro (dati 2019)", ha affermato.


Brexit: un precedente pericoloso per l'Ue

Senza addentrarsi nei meandri dell'intesa, c'è chi porta l'analisi su scenari più ampi. In quest'ottica, le parole di Giuliano Amato, già presidente del Consiglio dei ministri e attuale vicepresidente della Corte Costituzionale, invitano a una riflessione. "Brexit ha segnato la fine della più solida delle narrative europee, quella per la quale tutti gli Stati membri procedono insieme verso una integrazione sempre più stretta. Ora sappiamo che c'è addirittura chi se ne va e se questo non spinge necessariamente altri a fare altrettanto, di sicuro incoraggia chi morde il freno davanti a responsabilità o principi comuni a mettersi su un proprio percorso, patteggiando di continuo distanze che in ogni caso mettono a repentaglio l'integrazione", ha scritto su Il Sole 24 Ore, presentando due lavori di Federico Fabbrini, direttore del Brexit institute di Dublino (Fra questi: "Brexit. Tra diritto e politica", Il Mulino, Bologna, pagg. 150, euro 13.00, in libreria dal 14 gennaio prossimo).