Anno positivo, il 2011, per l’agricoltura dei 27 Stati membri dell’Ue: è il quadro che emerge dal rapporto statistico appena presentato dalla Direzione generale Agricoltura della Commissione europea.

Nonostante l’impatto delle crisi (quella economica, ma anche le emergenze climatiche e sanitarie), il settore continua a crescere nel continente, in linea con il dato del 2010.
Il reddito agricolo ha registrato un aumento del 3,7% (che sale a 6,5%, però, se si considera che il fattore lavoro è invece diminuito del 2,7%); è incrementato il volume dei beni prodotti (+ 1,4%), ma anche i prezzi (+ 5,7%).

 

Zucchero

I prezzi dello zucchero hanno registrato una notevole volatilità nel corso del 2011, oscillando tra i 400 euro alla tonnellata di maggio fino a 620 €/t a luglio, con una maggiore stabilità verso la fine dell’anno. Nel 2012 si prevede che l’Europa, insieme a Russia e India, avrà un ruolo importante nel fornire maggiori quantitativi di zucchero, per andare incontro a una domanda globale in continuo aumento. Durante lo scorso anno, la produzione in Europa è stata di 13,8 milioni di tonnellate all’interno del sistema delle quote e 2,8 di quantitativo addizionale, fuori quota.


Cereali

Per i cereali i dati sono parziali: le statistiche si calcolano non per l’anno solare, ma da raccolta a raccolta (il cui inizio varia da giugno a ottobre, secondo le colture).
Con un’area coltivata che, secondo le previsioni, diminuirà dell’1%, la produzione di cereali è destinata comunque ad aumentare del 3,4% nella campagna 2011/2012. Un dato che, però, non riguarda tutte le singole colture: frumento, avena, granoturco e sorgo hanno registrato livelli di produzione maggiori rispetto al 2010; al contrario, c’è stato un calo nei quantitativi di grano duro, segale, orzo e altri cereali. Quella di riso, da agosto 2010 ad agosto 2011, è calata del 5% rispetto all’anno precedente, ma rimane ben sopra la media se si guarda all’arco dei cinque anni. E' cresciuto, invece, il consumo: + 7%. All’interno dell’Unione europea, ha fatto bene il riso spagnolo (+3%), male quello italiano con un calo quantitativo del 6%.

 

Vino

Lo scorso anno è stato il primo in cui sono state applicate le regole della nuova Organizzazione comune di mercato, che risale al 2008 e ha imposto la classificazione generica ai vini da tavola senza indicazioni geografiche. I bassi livelli di produzione, uniti all’aumento delle esportazioni, hanno determinato un calo degli stock (- 2%). Il vino è stato il prodotto traino per le esportazioni nel 2011, che in questo settore sono aumentate del 23%. Nonostante il segno più anche per le importazioni (+ 5%), la bilancia è stata nettamente a favore dell’Europa: 7,6 miliardi di euro sono il risultato del surplus di export del vino comunitario.

 

Frutta e verdura

Il settore dell’ortofrutta, in questo panorama, rappresenta un’eccezione. Il 2011, a causa delle emergenze climatiche e sanitarie, può essere catalogato come un annus horribilis, con crolli dei prezzi fino al 25%. Le sventure, per la frutta e la verdura europee, sono iniziate con una primavera dalle alte temperature, che hanno fatto maturare in anticipo vari tipi di colture. Le bizze del tempo hanno provocato una sovrapposizione tra la fine della stagione di produzione dell’Europa meridionale e l’inizio di quella nel Nord del continente: l’aumento della quantità di frutta e verdura presente nei mercati ha determinato la vertiginosa caduta dei prezzi.
A maggio, poi, è seguita la crisi del batterio E.coli, che ha seminato il panico tra i consumatori, penalizzando in particolar modo cetrioli, pomodori e insalata. Un anno decisamente “no”, che si è concluso con altri problemi climatici, ovvero le basse temperature registrate la scorsa estate.

 

Commercio

Ottima annata per il commercio, con volumi accresciuti rispetto all’anno precedente sia in uscita che in entrata e con una bilancia commerciale europea che registra un surplus di 7 miliardi di euro. Le esportazioni, infatti, pari a 105 miliardi e dirette soprattutto verso Stati Uniti, Russia e Svizzera, sono state superiori rispetto alle importazioni (per 98 miliardi, in provenienza principalmente da Brasile, Stati Uniti e Argentina), che pure sono aumentate del 16%, così come l’export. Se quest’ultimo è stato sostenuto soprattutto dal settore del vino e dalle preparazioni a base di cereali, i prodotti dei mercati stranieri più richiesti in Europa nel 2011 sono stati cibi e bevande tropicali (frutta, caffè, tè).