Dal primo aprile ha preso avvio la campagna lattiero casearia targata 2008/2009 che potrà beneficiare di un aumento del 2% delle quote latte a disposizione di ogni paese. Un aumento uguale per tutti, senza eccezioni. Con una clausola, però. Saranno i singoli stati a decidere se accettare o meno l’aumento messo a disposizione. Che farà la Francia e con lei gli altri Paesi che già non coprivano con la loro produzione tutta la quota (beati loro) della quale potevano disporre? Difficile dirlo. Quel che è certo è che l’Italia, che di latte è deficitaria ed è costretta ad importare quantitativi imponenti di formaggi e latticini (quasi 430mila tonnellate nel 2006)  e di  latte (oltre due milioni di tonnellate) dovrà accontentarsi anche lei di un modesto + 2%. Il che significa avere un perimetro di 10,74 milioni di tonnellate per il 2008/2009 e se la produzione rimarrà  stabile si  vedrà appioppare una multa di 120 milioni di euro anche per la campagna a venire (il conto precedente era di 176 milioni).


Ma c’è una variabile che potrebbe scombinare ogni previsione. Nel decidere l’aumento delle quote gli eurocrati di Bruxelles hanno introdotto il principio della compensazione fra stati. Il che significa che il superamento delle quote da parte di un Paese, supponiamo l’Italia, potrebbe essere annullato dal mancato raggiungimento della quota produttiva da parte di un altro Paese. Evviva, si dirà, l’incubo multe è superato. Non è così. Il meccanismo entra in funzione solo a condizione che la produzione complessiva non superi il tetto prefissato, che sarà, aumento compreso, pari a 148,55 milioni di  tonnellate.


E con il prezzo del latte che era salito alle stelle (anche se ora si segnalano le prime importanti flessioni) c’è da scommetterci che anche agli allevatori francesi e non solo sarà tornata la voglia di mungere. E i nostri allevatori avranno ben poche speranze di vedersi annullate le multe grazie alla compensazione fra Stati.
C’era da insistere per un aumento che premiasse i paesi deficitari, come l’Italia, e non concedesse aumenti a chi, come l’Olanda ad esempio, produce assai più del proprio fabbisogno. Ma ormai la partita è chiusa.