Il mercato della mozzarella di bufala campana è stato preso in pieno dal calo della domanda dei prodotti freschi, conseguente alle misure di contenimento del Covid-19, che hanno determinato rallentamento dell’export, azzeramento degli ordinativi del canale Horeca, calo della richiesta privata per via dell’esigenza di compiere atti di spesa su prodotti conservabili, capaci di dimezzare le uscite. E sono allo studio soluzioni per uscire da una situazione di non facile gestione.
 

Il presidente del Consorzio di tutela scrive a De Luca

Il 18 marzo il presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Domenico Raimondo, ha scritto al presidente ed assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per chiedere di farsi promotore di un’operazione di assoluta emergenzaal fine di salvaguardare l’intero comparto, dalla parte zootecnica fino alla trasformazione”.
Con “un intervento pubblico volto a ritirare il latte di bufala in eccedenza dal mercato. Il prelievo di una percentuale della materia prima (30-40% del totale), individuata sulla base dei dati della piattaforma tracciabilità del latte bufalino, gestita dall’Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno, dal Mipaaf e dal DQA (organismo di controllo del prodotto Ndr), con un intervento economico immediato della regione, potrebbe contribuire a mantenere gli attuali equilibri”.
 

Congelatori pieni, serve intervento pubblico

Un’operazione necessaria e ormai non più rinviabile, atteso che anche i congelatori dei caseifici - dai quali può uscire solo latte non destinabile alla Dop - sono ormai pieni e che nella seconda settimana di marzo del 2020 “rispetto allo stesso periodo del 2019 è stato trasformato il 65% di latte in meno" afferma Raimondo.

Per Raimondo infine “Nel giro di pochi giorni, gli operatori del settore non sapranno più dove e come utilizzare la preziosa materia prima. Il mancato ritiro e utilizzo del latte potrebbe riportare il comparto a scenari che già si sono verificati nel decennio passato, con ricadute sociali ed economiche drammatiche”.
 

Il Protocollo di Caserta: continuare a produrre

Sulle possibili modalità di ritiro del latte dal mercato, si registra un accordo per il territorio di Caserta, dove è concentrato oltre il 50% della produzione lattiera, intervenuto il 17 marzo tra Coldiretti, Cia e Confagricoltura e le controparti della trasformazione rappresentate da Cna e Confartigianato. Le organizzazioni sindacali prendono atto che è "impossibile fermare la produzione lattiera" e al tempo stesso concordano sul fatto che sia in atto una progressiva riduzione degli ordini di mozzarella”. Pertanto chiedono a Regione Campania e ministero delle Politiche agricolemisure eccezionali in sostegno al mercato e soprattutto alle aziende di produzione del latte e di trasformazione”.
 

Le soluzioni prospettate dal Protocollo di Caserta

Il protocollo d’intesa prospetta due possibili vie d’uscita per ridurre l’eccedenza di latte: la produzione di latte in polvere, da destinare ad uso zootecnico, e la realizzazione di un prodotto da stagionatura, che potrebbe essere in futuro veicolato sul mercato e promosso dalla filiera bufalina, oppure essere oggetto – più nell’immediato - di un’asta indigenti come quella annunciata dalla ministra Teresa Bellanova per i pecorini Dop.
Del resto, è nella tradizione della produzione di formaggi a pasta filata campani, quella del caciocavallo e del provolone fatti anche con solo latte bufalino.
 

Un'opportunità all'orizzonte

E c’è di più: esiste la possibilità di gemmare dalla Mozzarella campana la Dop di un altro prodotto più secco e stagionabile, diversificando così l'utilizzo del latte su prodotti a vita più lunga. Infatti, tra le prove storiche della Dop Mozzarella di bufala Campana vi è una testimonianza di epoca normanna, che narra come nella cattedrale di Capua, i monaci benedettini del monastero di San Lorenzo erano adusi a portare in omaggio all’arcivescovo della città, nella giornata della fiera delle legazioni,  mozza e provatura. Quest’ultimo prodotto sicuramente inquadrabile come un provolone o un caciocavallo. Ed in epoca normanna sono ascritte le prime prove dell’esistenza dell’allevamento bufalino e della lavorazione della mozzarella, presumibilmente risalenti alla ancor precedente epoca longobarda.