La richiesta italiana di rivedere i parametri di applicazione della direttiva nitrati (la 676 del 1991) è stata accolta dal Comitato nitrati della Commissione Europea. La notizia, riportata già da Agronotizie, è di inizio ottobre ed è stata accolta con soddisfazione soprattutto dal mondo zootecnico. Come noto, la direttiva nitrati prevede che nelle aree vulnerabili, praticamente tutta la pianura Padana e oltre, il carico di azoto per ettaro scenda da 340 kg per ettaro a soli 170 kg. Nuovi vincoli che incideranno sulle attività di oltre 10mila allevamenti di bovini e di almeno 1200 allevamenti di suini. La deroga, ancora da confermare, consentirebbe di spingersi almeno sino a 250 kg per ettaro, ma solo a certe condizioni. Le aziende agricole dovrebbero infatti avere almeno il 70% di colture con stagioni di crescita prolungate e capaci di assorbire elevate quantità di azoto. In un primo momento la possibilità di ottenere questa deroga è stata accolta con soddisfazione, ma ad un esame più attento presenta molte criticità. Ad evidenziarlo è Giovanna Parmigiani, presidente della Sezione carni bovine e suine di Confagricoltura, reduce da un incontro a Bruxelles dove si è discusso fra l'altro del tema nitrati. “Le limitazioni ed i vincoli presentati nella proposta - commenta Parmigiani - sono tali e tanti da rendere la richiesta di deroga decisamente poco interessante sotto il profilo pratico. Una per tutte: le aziende suinicole sono tenute a chiarificare i liquami con separatori ad alta efficienza ma l’azoto solido separato non può essere utilizzato sulla superficie aziendale e va esportato fuori dell’area vulnerabile, per i trasporti oltre i 30 km, inoltre, è necessaria una tracciabilità con il gps.”

 

Benessere animale

Fra le preoccupazioni che assillano gli allevamenti di suini non c'è solo l'appuntamento con la direttiva nitrati, ma anche quella con le nuove norme sul benessere animale che si dovranno applicare dal gennaio del 2013. Da Bruxelles, avverte Giovanna Parmigiani, ci stanno osservando con attenzione per il ritardo che già ora i nostri allevamenti presentano nell'adeguamento alle nuove indicazioni. “In questo momento di crisi del settore - è l'accorato appello di Parmigiani - si corre il rischio che le aziende chiudano soffocate dalle tante norme capestro”.