Gli allevatori europei di bovini da carne sono preoccupati per la sorte dei loro allevamenti. Gli accordi internazionali sul commercio e la politica agricola comunitaria stanno favorendo una sempre maggiore liberalizzazione dei mercati, che rischia però di penalizzare il comparto della carne bovina. Tracciabilità e sicurezza alimentare sono requisiti irrinunciabili per le produzioni europee, ma implicano un aumento dei costi di produzione. Diviene allora impossibile competere con le produzioni che non tengono conto di questi requisiti di base. In questo modo si favorisce la concentrazione degli allevamenti in talune aree del mondo a scapito di altre. Le conseguenze possono essere gravi, per l'ambiente e per la sicurezza alimentare. Un pericolo che ha convinto gli allevatori di Irlanda, Francia, Spagna e Italia ad incontrarsi per tracciare una proposta comune che valga a dare un nuovo orientamento alle scelte di politica agricola comunitaria nel settore della carne bovina. Kevin Kinsella (Irish Farmers Association), Jean Pierre Fleury (Federation Nationale Bovine), Javie Lopez (Asoprovac), Fabiano Barbisan (Consorzio l'Italia Zootecnica) hanno così siglato un documento comune, affidato al ministro Zaia durante il G8 agricolo che si è svolto a Cison di Valmarino, nel quale hanno puntualizzato le richieste dei produttori di carne bovina.

 

Le richieste

Nel documento viene dato forte rilievo alla necessità di modulare le politiche agricole di sviluppo del comparto della carne bovina tenendo conto delle diverse peculiarità territoriali, frutto di una tradizione e di una cultura che andrebbe altrimenti persa se si prende come riferimento un modello di zootecnia “internazionale”. Da questo concetto di base discende la richiesta di attuare regole particolari per assecondare le legittime richieste che provengono dai consumatori, come l'assenza di trattamenti ormonali (ammessi invece in alcuni Paesi, come gli Usa) e il divieto all'uso di alimenti Ogm per gli animali. A ciò si aggiunge il rispetto del benessere animale e della tracciabilità della filiera, che aumentano i costi di produzione, ma che offrono garanzie di sicurezza fondamentali.

 

Puntare all'autosufficienza

L'obiettivo che si sono dati i produttori di carne bovina che hanno sottoscritto il documento, è quello di accrescere le produzioni nazionali per giungere ad un livello di autosufficienza sostenibile. Un traguardo impegnativo, ma possibile aumentando il patrimonio di vacche nutrici. Un progetto che già nel 2008 le associazioni degli allevatori europei avevano affidato al “manifesto per l'allevamento bovino” sottoscritto a Madrid. Anche in quella occasione si chiedeva alla politica agricola europea di riconoscere la specificità dell'allevamento del bovino da carne, che richiede interventi mirati e distinti da quelli del resto dell'agricoltura. Il pericolo, ieri come oggi, è che si incentivi l'abbandono delle stalle da carne e trattandosi di una attività con un lungo ciclo di produzione, ogni chiusura è destinata ad essere definitiva ed irrecuperabile.

Le richieste degli allevatori sono ora nelle mani del G8 agricolo per essere portate all'attenzione dell'altro e più importante G8, quello dei capi di Stato dei paesi più industrializzati del mondo e che si terrà in luglio a La Maddalena. Avranno queste richieste l'attenzione che meritano? Non resta che aspettare.