Con il rinnovo avvenuto in questi giorni è giunto alla sua ottava edizione l'accordo fra produttori di grano duro dell'Emilia Romagna e Gruppo Barilla. L'accordo, realizzato sotto l'egida della Regione Emilia Romagna, riguarderà la campagna produttiva 2013-2014 e l'obiettivo, come in passato, sarà quello di incentivare la produzione di grano duro di qualità, settore nel quale l'Italia soffre di un pesante deficit produttivo che costringe ad importare circa due milioni di tonnellate per far fronte ad una domanda che complessivamente assomma a 5,5 milioni di tonnellate. Questo ottavo “compleanno”, ha tenuto a sottolineare l'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, è un segno della validità di questa strategia di lavoro capace di dare certezze ai produttori e stabilità al settore. E' inoltre grazie a questo accordo che l'Emilia Romagna, ai primi posti nella produzione di grano tenero, può oggi vantare un ruolo significativo anche nel comparto del grano duro, le cui dimensioni produttive sono raddoppiate rispetto alla prima “edizione” dell'accordo fra produttori e Barilla. E' aumentata la superficie destinata a grano duro, ma pure la produzione per ettaro, che l'Emilia Romagna può vantare fra le più elevate.

Le novità
Con il 2014 l'accordo prevede alcune significative novità, a iniziare dall'aumento delle quantità che da 85mila tonnellate passano a 95mila tonnellate, per complessivi 16 mila ettari. Poi una progressiva semplificazione dei pagamenti, basati essenzialmente sui prezzi realizzati alla borsa merci di Bologna, integrati da una serie di premi aggiuntivi in funzione della qualità. A questa formula si aggiunge inoltre la possibilità di definire per circa un 25% dei produttori un prezzo garantito fisso. Ulteriore novità del nuovo accordo è il decalogo sulla sostenibilità della produzione. Si tratta di un disciplinare messo a punto da Barilla per migliorare l'impatto ambientale della coltura. Fra i punti chiave del decalogo si possono ricordare la lavorazione dei terreni, la rotazione delle colture, l'impiego di fertilizzanti, i trattamenti, le varietà da utilizzare, tra le quali Normanno, Odisseo, Levante e Saragolla. In pratica un completamento e una integrazione delle indicazioni già previste dai disciplinari di produzione della regione Emilia Romagna. L'obiettivo è quello di ottenere a parità di rese un minore impatto sull'ambiente e minori emissioni in atmosfera. Obiettivi il cui raggiungimento può tradursi in una riduzione dei costi di produzione.

Il plauso del ministro
La sigla dell'accordo ha raccolto il plauso del ministro per le Politiche agricole, Nunzia de Girolamo, che ha apprezzato l'obiettivo di ottenere prodotti di qualità preoccupandosi al contempo dell'ambiente. Un'idea, ha sottolineato il ministro, che potrebbe essere ripercorsa in altre filiere e anche a livello nazionale. “Bisogna incoraggiare - ha detto il ministro - ogni iniziativa che valorizzi le produzioni agricole nel nostro paese e che, allo stesso tempo, tenga conto della questione della sostenibilità ambientale. Tutto ciò coniugando tradizione e innovazione, due parole chiave del nostro patrimonio agroalimentare.

Esempio da imitare
Programmare le produzioni e le consegne di grano duro, promuovere le produzioni di eccellenza per fornire una qualità del glutine con caratteristiche superiori a quelli della media italiana, sono solo alcuni aspetti qualificanti dell’accordo. L’aver coinvolto tutti i protagonisti della filiera, dai produttori alla trasformazione, ha dimostrato come sia possibile dare stabilità ad un settore altrimenti alle prese con una forte turbolenza di mercato. Un risultato che ha trovato nella regione Emilia Romagna un substrato ideale ove svilupparsi grazie anche ad una più diffusa propensione all'aggregazione della componente agricola. Anche in altre realtà, ha ricordato Luca Virginio, responsabile relazioni esterne per il Gruppo Barilla, sono state incentivate produzioni di qualità attraverso intese con gli agricoltori. Ma laddove la filiera, e in particolare la componente agricola, non è capace di darsi adeguate strutture organizzative, i risultati non sono all'altezza delle aspettative.