Per la prima volta le popolazioni di alveari selvatici di api da miele sono state inserite nella lista rossa delle specie in pericolo in Europa dell'Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura.
Non stiamo parlando però degli alveari utilizzati in apicoltura, che sono anzi in aumento grazie al lavoro degli apicoltori, ma di quelle colonie che vivono allo stato selvatico e che non sono gestite dall'uomo.
Colonie che dopo l'arrivo della varroa in Europa erano state date per estinte o quasi. Per mancanza di dati al riguardo poi, questi alveari non erano stati considerati in molti studi di conservazione degli apoidei.
Ora uno studio condotto da 14 ricercatori coordinati dall'associazione Honey Bee Watch è riuscita a raccogliere una documentazione necessaria per stabilirne lo stato, portando a iscrivere questi alveari nella lista rossa delle specie in pericolo dell'Iucn. È infatti questo l'ente che sancisce quali sono le specie a rischio di estinzione.
Abbiamo allora intervistato Arrigo Moro, uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, per farci spiegare nei dettagli cosa significa questa nuova classificazione e che ripercussioni può avere sulla biodiversità apistica e sull'apicoltura.
Da dove nasce l'interesse per le colonie di api da miele selvatiche?
"Per i diversi collaboratori che hanno partecipato a questo progetto credo che l’interesse derivi soprattutto dalla sentita necessità di portare chiarezza sullo stato di conservazione delle popolazioni selvatiche di questo importante impollinatore.
Per quanto mi riguarda, condivido questo stessa prospettiva, ma ammetto anche di essere motivato dalla mia ricerca per trovare una soluzione al 'problema varroa'. Ho lavorato su diverse popolazioni di alveari gestiti da apicoltori, che si sono adattati a questo parassita tramite un processo di selezione naturale, riuscendo a sopravvivere senza la necessità di trattamenti. Questo approccio potrebbero rappresentare una soluzione sostenibile per il problema varroa. Essendo gli alveari selvatici completamente esposti alla selezione naturale, il mio percorso si è inevitabilmente concentrato su di esse, in quanto credo che comprendere al meglio i meccanismi e i fattori che promuovono la sopravvivenza di queste colonie potrebbe aiutare in modo sostanziale, non solo le api mellifere selvatiche, ma anche l’apicoltura".
Precisiamo cosa si intende per alveari allo stato selvatico, su cui spesso c'è poca chiarezza.
"Più che ‘alveare selvatico’ è a volte più utile usare il termine ‘alveare che vive allo stato libero’. Questo dà meglio l’idea di cosa stiamo parlando. In questo progetto con Iucn l’oggetto della nostra ricerca di fatto sono state tutte quelle colonie che in Europa vivono libere, non sono gestite dall’uomo, e risiedono in luoghi in cui hanno spontaneamente deciso di nidificare.
É poi importante sottolineare che la classificazione della Lista Rossa a ‘in pericolo’ non si applica ai singoli alveari liberi, ma a quelle loro popolazioni (o gruppi) che risultano essere autosufficenti, e che cioè sono in grado di mantenere il loro numero attraverso la riproduzione delle sole colonie componenti il gruppo, non attraverso l’introduzione di sciami da alveari gestiti".
Cosa è stato fatto in questi anni a livello di ricerca e come si è arrivati a questa nuova classificazione?
"Credo che le ricerche più importanti che negli ultimi anni si sono concentrate sulle colonie selvatiche siano state fatte sugli alveari della foresta di Arnot, negli Stati Uniti. Purtroppo in Europa progetti simili non esistevano fino a pochi anni fa, ma ora questo campo di ricerca sta riemergendo.
Per citare alcuni esempi, colonie che vivono libere allo stato selvatico sono state rinvenute - e sono attualmente oggetto di studi - in Irlanda e nel Regno Unito, nei parchi nazionali in Francia, nelle foreste in Germania, Svizzera e Polonia; in alcune città in Serbia e in molte regioni d’Italia. Per favorire e promuovere la ricerca in questo campo abbiamo creato una coalizione internazionale denominata Honey Bee Watch, che sta connettendo queste varie iniziative.
Prima di questa rivalutazione della Lista Rossa, lo status delle colonie selvatiche in Ue era stato definito ‘data deficient’ nel 2014, in quanto all’epoca la scarsità di dati non consentiva di trarre conclusioni sul loro stato di conservazione. Quest’anno invece si è arrivati a riclassificarle come ‘in pericolo’ grazie al contributo di vari esperti, istituzioni e associazioni che, coordinati da Honey Bee Watch, hanno fornito dati sulla densità di queste colonie e sulla loro sopravvivenza. Cruciali sono stati i risultati di uno studio che è riuscito a stimare la mortalità di colonie libere in diversi paesi Europei. Questo, in combinazione con le evidenze raccolte sui fattori che ostacolano la sopravvivenza degli alveari allo stato selvatico, ha soddisfatto i criteri per riclassificare le popolazioni selvatiche a questo nuovo status nei 27 Paesi Ue.
Dall’altro lato la scarsità di dati sui nidi selvatici in aree come i Balcani, la Scandinavia e l’Est Europa non hanno però consentito una riclassificazione anche in queste regioni; pertanto, a livello pan-europeo - una scala geografica più ampia di quella definita da quella Ue27 - le api mellifere selvatiche rimangono ancora classificate come ‘data deficient’".
Visto che fino a poco tempo fa si pensava che questi alveari fossero scomparsi, considerarli oggi in pericolo è paradossalmente una buona notizia o no?
"In passato si riteneva che le popolazioni selvatiche fossero completamente estinte in Europa, una convinzione nata principalmente dalla carenza di dati disponibili. Poiché la ricerca su questi alveari era limitata, apicoltori ed esperti presumevano che varroa li avesse completamente distrutti, o quantomeno che rendesse estremamente improbabile la sopravvivenza di un alveare non gestito allo stato selvatico. Quest’ultimo aspetto è in effetti vero da un certo punto di vista ed è uno dei punti che abbiamo evidenziato nel nostro report per l’Iucn.
La classificazione attuale delle api mellifere selvatiche dell’Unione Europea come popolazioni in pericolo rappresenta quindi un importante chiarimento sulla gravità della situazione. Più che una notizia positiva o negativa, dovrebbe essere interpretata come un punto di partenza per iniziare ad affrontare questo problema con la serietà che merita".
Qual è l'importanza di questi alveari a livello ambientale e naturalistico?
"In Europa, Apis mellifera è una specie autoctona. Questo significa che fa parte della fauna selvatica nativa del nostro continente. Già prima dell’avvento dell’apicoltura, queste popolazioni svolgevano un ruolo chiave nel mantenimento degli ecosistemi in cui vivevano, contribuendo alla conservazione e alla promozione della biodiversità. La definitiva scomparsa delle popolazioni selvatiche di Apis mellifera rappresenterebbe quindi una perdita enorme, sia dal punto di vista ecologico sia per l’equilibrio degli ecosistemi naturali".
Come specie in pericolo, cosa prevede la normativa europea per tutelarla?
"É da precisare che la riclassificazione a ‘in pericolo’ è stata applicata alle popolazioni selvatiche di Apis mellifera, non all’intera specie. Purtroppo, l’aspetto normativo è ancora incerto, o quantomeno la discussione in merito è solo all’inizio. La recente riclassificazione nella Lista Rossa dell’Iucn rappresenta infatti una delle prime documentazione che potranno essere utilizzate per informare e promuovere leggi e normative di conservazione a tutela di queste popolazioni selvatiche".
A volte gli apicoltori considerano questi alveari non gestiti un pericolo o comunque qualcosa di negativo, in quanto potrebbero essere serbatoi di parassiti e patogeni o anche portare con i loro geni indesiderati nei programmi di selezione delle regine. Sono preoccupazioni sensate?
"Per quanto riguarda il primo aspetto, le ricerche effettivamente smentiscono questa credenza. Per esempio, alcuni studi hanno osservato che il carico di parassiti e patogeni negli alveari selvatici è significativamente ridotto rispetto a quello rinvenuto in alveari allevati e regolarmente trattati. Per spiegare questo basta pensare al fatto che gli alveari selvatici non sono gestiti né alimentati da apicoltori, e pertanto non tendono a raggiungere grandi dimensioni. Inoltre in natura queste colonie tipicamente compiono numerose sciamature. Questi due aspetti chiave permettono agli alveari selvatici di mantenere una bassa carica di parassiti.
L’aspetto dei cosiddetti 'geni indesiderati' è invece da considerare in base al particolare interesse che un apicoltore può avere nei confronti delle api che seleziona. Spesso si teme che la fecondazione non controllata delle regine possa introdurre in apiario geni considerati deleteri alle produzioni e alla gestione degli alveari allevati. Tuttavia, considerando la bassissima densità degli alveari selvatici, è veramente poco probabile che questo scambio accada spesso. E anche se questo accadesse, vale la pena chiedersi come verrebbe valutata la situazione se i fuchi coinvolti provenissero da una colonia selvatica naturalmente resistente alla varroa, in quanto sottoposta a selezione naturale?"
Quale sarà o potrà essere di qui in avanti il rapporto tra apicoltura e conservazione di questi alveari?
"Mi auguro il più sinergistico possibile. Trattare gli alveari selvatici e quelli allevati come due categorie nettamente distinte non rispecchia la realtà: entrambi dipendono dallo stesso ambiente per sopravvivere e un loro isolamento riproduttivo è, di fatto, molto difficile. È fondamentale sviluppare e promuovere una visione d’insieme che non ponga le due realtà in contrapposizione. Ciò che facciamo agli alveari allevati influenza inevitabilmente quelli selvatici, così come i processi di selezione naturale che avvengono in natura potrebbero, a loro volta, apportare benefici alle api allevate".
Ad esempio, dato che gli alveari rinvenuti in natura possono essere ora considerati a rischio, non sarà più possibile recuperare un alveare in un albero o in un muro?
"Sebbene la Lista Rossa dell’Iucn sia una delle relazioni scientifiche più autorevoli a livello internazionale, essa rimane di per sé solo un documento informativo e scientifico. Sta poi agli enti normativi, europei o nazionali, utilizzare questo report per aggiornare le normative in materia. Data la recente pubblicazione della nuova Lista Rossa, al momento non sono ancora stati intrapresi interventi normativi al riguardo. Mi auguro che questi vengano sviluppati tenendo conto della realtà e delle esigenze di tutte le parti interessate, con un’attenzione equilibrata sia alle api allevate sia a quelle selvatiche".































