Per gli allevatori di suini ancora note positive dall'andamento di mercato per il terzo trimestre 2012. Lo confermano le analisi del Crefis, il centro di ricerche economiche sulle filiere suinicole dell'Università di Piacenza. A crescere sono in particolare le quotazioni dei suini pesanti, vanto della nostra suinicoltura per la produzione di salumi e insaccati. Rispetto al trimestre precedente i prezzi sono infatti cresciuti del 25,1%, con un valore medio di 1,651 euro/kg. Positivo poi il confronto con l'anno precedente, che fa segnare un aumento dell'11%. La redditività degli allevamenti è così migliorata del 9,6%, assorbendo i pur consistenti aumenti dei fattori di produzione, alimentazione in testa. Note dolenti invece per i suini da allevamento, i cui prezzi sono scesi del 17% negli ultimi tre mesi. Un segnale della propensione a ridurre le produzioni che fa il paio con le preoccupazioni che incombono sul futuro del settore.

 

Appuntamento con il benessere

Ancora poche settimane e gli allevamenti suinicoli dovranno essere pronti a soddisfare le nuove regole sul benessere degli animali che la Ue ha imposto e che scatteranno dal primo gennaio del prossimo anno. In particolare, come anticipato da tempo anche da Agronotizie, dovranno essere aggiornati i reparti di riproduzione e gli investimenti necessari sono rilevanti. A giugno di quest'anno quasi il 70% degli allevamenti italiani aveva già provveduto ad aggiornare gli impianti e si presuppone che per fine anno oltre il 90% delle aziende sia in regola. Se questi dati saranno confermati, si legge in una nota diffusa dall'associazione dei suinicoltori (Anas), l'Italia non dovrebbe incorrere nelle sanzioni europee. Situazioni più difficili si registrano in altri paesi europei forti produttori, come la Francia o la Germania, più in ritardo nell'introdurre le nuove tecnologie. Già in regola con il dettato europeo sarebbero invece le aziende danesi, polacche e spagnole. Solo Cipro e Portogallo potrebbero arrivare impreparate all'appuntamento, mentre per tutti gli altri Paesi si prevede che la percentuale di adeguamento possa superare il 90% delle aziende e in molti casi riguardare la totalità degli impianti, come in Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo e in larga parte delle nazioni più a Est. Sono queste alcune delle indicazioni che emergono da una recente indagine del Bpex (British pig executive), resa nota da Anas.

 

Se gli allevamenti chiudono

Da una parte gli investimenti necessari per adeguare gli allevamenti e dall'altra l'impennata del prezzo delle materie prime, che ha eroso i margini degli allevamenti, potrebbero però determinare un significativo mutamento della suinicoltura europea. Per molti allevamenti, in particolare di più modeste dimensioni, potrebbe farsi concreta l'ipotesi di una chiusura di fronte alle difficoltà sollevate dal mercato e dalle nuove regole. Secondo la Bpex appare realistica una riduzione della produzione del 5% rispetto al 2011 i cui effetti si potranno vedere nei prossimi due anni.

La previsione di una minor produzione è condivisa da Opas, l'organizzazione dei produttori presieduta da Lorenzo Fontanesi, forte di un fatturato che a fine anno supererà i 100milioni di euro a fronte di 400mila suini commercializzati. E il calo, afferma Fontanesi, potrebbe superare il 10%.

 

Le reazioni

Se queste previsioni si realizzeranno, è facile prevedere un aumento delle quotazioni dei suini. Dunque buone prospettive per gli allevamenti che riusciranno a restare in attività e che potranno migliorare i margini. Purché si fermi la corsa al rialzo delle materie prime.