E’ stata scelta un’azienda agricola del bresciano come podio per illustrare il piano di rilancio della suinicoltura italiana. Una scelta emblematica, questa del ministro Luca Zaia, quasi a sottolineare il suo calarsi nella pratica quotidiana dei campi anche per rispondere alle attese di un settore, quello dell’allevamento dei suini, soffocato da una crisi senza precedenti e che si protrae da oltre un anno e mezzo. I prezzi di mercato sono fermi alle quotazioni del 2005 e già allora si parlava di crisi. Prezzi che in questa prima parte dell'anno si sono fermati sulla media di 1,12 euro al chilo per i soggetti pesanti, mentre i costi di produzione si sono spinti oltre quota 1,40 euro. Gli allevatori, dunque, da tempo sono costretti a produrre in perdita,una situazione insostenibile con la conseguenza che molte sono le aziende chiuse e quelle prossime al collasso.

A rischio non solo un settore che vale 2,3 miliardi di euro e che occupa 130mila persone, ma anche una fetta importante della nostra cultura agroalimentare, fatta di eccellenze nel campo della salumeria che ci sono invidiate da tutto il mondo.

La crisi della suinicoltura è dunque un problema importante, tale da giustificare un intervento pubblico, come quello messo a punto dal ministero delle Politiche agricole, che si articola in cinque punti, come illustrato a Brescia.


I punti del piano

Si parte dalla definizione di un mercato unico nazionale, punto di incontro fra le parti per definire un prezzo che sia di riferimento in tutta Italia, evitando che singole piazze di contrattazione possano condizionare i prezzi a favore di una o dell'altra parte della filiera.

Poi un modello condiviso fra allevatori e macellatori per definire in modo univoco la qualità delle carcassa.

Al terzo posto viene la valorizzazione del Gran Suino Padano, le cui carni sono eccellenti non solo per la trasformazione, ma anche per il consumo fresco, tanto che hanno ottenuto il riconoscimento Dop e finalmente (ci sono voluti due anni...) si possono incontrare nei banchi frigo della distribuzione organizzata. Un marchio che identifica la qualità, ma anche la provenienza nazionale delle carni, un fatto importante visto che sul mercato del fresco la fanno da padrone le carni di importazione.

Il piano di azione prosegue con la messa a punto di programmi produttivi compatibili con i reali sbocchi di mercato, assicurando i livelli qualitativi.

L'eradicazione della malattia vescicolare e comunque il controllo delle patologie endemiche conclude  le iniziative contemplate dal documento del Mipaaf. Perché si vuole evitare che ai problemi di mercato si aggiungano anche quelli sanitari, con il loro corredo di blocchi alla commercializzazione, che creano non pochi problemi agli allevamenti


Coinvolte le Regioni

Il piano, che riporta l'emblematico titolo di “Crisi e rilancio della filiera suinicola”  si apre  dichiarando che “le organizzazione di filiera, il Mipaaf e le Regioni prendono atto degli obiettivi da portare a termine per lo sviluppo della filiera, per creare i giusti equilibri tra mercato e produzione, per dare la giusta dimensione e qualificazione del mercato finale e per attivare un canale strategico con la Gdo e si impegnano a impiegare le risorse predisposte dalla Finanziaria 2007 e 2008 per i Piani di Settore, che per tutti i comparti mettono a disposizione complessivamente 110 milioni di euro.”

Il piano è completato da un protocollo d'intesa, sottoscritto dalle Organizzazione professionali e dai principali protagonisti della filiera suinicola, nel quale sono dettagliati gli interventi operativi da mettere in campo e le risorse anche economiche da rendere disponibili, coinvolgendo non solo l'amministrazione centrale ma anche le Regioni attraverso i piani di settore.

 

Foto red betty black