Spesso ciò che serve e "piace" alle piante può fare inorridire il cittadino comune, il quale ragiona ovviamente in base alle categorie mentali tipiche umane, quelle cioè stabilite dall'uomo per l'uomo. I liquami zootecnici, per esempio, generano repellenza per via dell'odore e dell'origine che hanno, mentre per le colture rappresentano preziosi apporti di nutrienti e di sostanza organica che concorrerà anche alla struttura stessa del terreno.
Vi sono poi alcune specifiche sostanze, come le poliammine, che vengono collegate dal cittadino medio a immagini ancor più repellenti, per esempio quelle che derivano dalla decomposizione delle proteine, come la putrescina o la cadaverina, due poliammine anch'esse caratterizzate da un odore tutt'altro che gradevole. La prima prende origine soprattutto dagli alimenti in putrefazione, processo naturale che genera caratteristici fetori. Come la cadaverina, anche la putrescina deriva dalla rottura degli amminoacidi e tale processo avviene anche negli organismi viventi e ha significati ben precisi. Entrambe queste poliammine rappresentano infatti degli importanti fattori di crescita, essenziali per la divisione cellulare.
Analogo effetto è prodotto dalla spermina, altra poliammina che deriva a sua volta dalla spermidina. La spermina si trova negli organi e nei tessuti, risultando al contempo un fattore di crescita essenziale per molti batteri e per le piante. Come localizzazione nelle cellule, la spermina si trova soprattutto nel nucleo in cui è contenuto il Dna, del quale ne stabilizza la struttura a doppia elica.
Le poliammine in agricoltura
Le poliammine possono quindi essere guardate anche come potenti fattori biostimolanti delle colture, specialmente se somministrate in miscela con molteplici meso e microelementi. In tal senso, le poliammine esercitano verso di essi anche uno spiccato potere complessante, migliorandone l'utilizzabilità da parte delle colture. L'efficacia di questi prodotti è infatti legata alla rapida disponibilità dei composti organici, i quali possono essere immediatamente assorbiti dalle piante, ma anche dai microrganismi della rizosfera.
Tali miscele di poliammine, meso e microelementi, questi ultimi debitamente chelati, sono somministrabili sia tramite applicazioni fogliari, sia per fertirrigazione, favorendo la riproduzione cellulare nelle piante, inclusa l'emissione di numerose radici secondarie, utili queste nella captazione dell'acqua e dei nutrienti presenti nel suolo. Altro effetto benefico di tali mix, è quello di stimolare anche una maggiore produzione di fitoalessine, cioè le sostanze che le piante generano a livello endogeno in risposta alle patologie fungine.
Fra gli elementi più utili in abbinamento con le poliammine si evidenziano boro, calcio, ferro, magnesio, manganese, rame e zinco, i quali supportano le colture nelle fasi più delicate come per esempio la fioritura. La combinazione di poliammine e meso/microelementi migliora anche la risposta delle piante agli stress ambientali, inclusi quelli dovuti a eventuali e repentini ritorni di freddo con annesse gelate.
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Fonte: Agronotizie