Gli insegnamenti canonici riportano come la mosca dell'olivo, Bactrocera oleae, divenga sostanzialmente pericolosa solo a fine estate. È infatti in tale momento che le olive divengono particolarmente sensibili all'insetto, rilevandosi i danni più severi. Il tempo però passa e anche certe conoscenze vanno leggermente ritarate in base ai mutati scenari.
Il ciclo della mosca in breve
La mosca gode di una longevità che può arrivare fino a 7-9 mesi, potendosi nutrire anche di essudati vegetali prima di avere a disposizione le prime olivine sulle quali deporre le proprie uova.
Questo momento può variare tra fine giugno e inizio luglio a seconda della stagione, potendo in tal modo dare origine a più cicli biologici, almeno tre, fino a scatenare l'assalto più intenso da fine estate a inizio autunno. Cioè quando le olive sono ormai in via di maturazione.
L'ultima generazione dell'anno vede le larve impuparsi e svernare all'interno delle olive rimaste sulle piante, oppure in quelle cadute a terra, oppure come adulti.
La mosca però, grazie anche ai progressivi cambiamenti climatici, pare si stia avvantaggiando degli inverni sempre più miti, facendo segnare la propria presenza in modo significativo anche in mesi a cui negli anni passati non si prestava molta attenzione.
Poi, qualcuno piazza trappole per la cattura della mosca anche a metà inverno e rileva fino a 45 catture settimanali già a inizio marzo. Quel qualcuno è Piero Sumerano, consulente fitosanitario operante presso la sede pugliese di Arif, acronimo di Agenzia Regionale Attività Irrigue e Forestali.
Catture della mosca: un trend in aumento
Stando alle testimonianze in campo di Piero Sumerano, se nel 2021 e 2022 le catture settimanali a fine inverno potevano assestarsi intorno alla dozzina per trappola, oggi sono praticamente quadruplicate. Dal momento che la mosca sverna prevalentemente come pupa nelle olive, i forti attacchi del 2022 hanno infatti generato una quantità particolarmente elevata di pupe nei campi.
Catture effettuate a inizio marzo: più di 40 adulti per trappola, circa il quadruplo di quanto visto negli anni precedenti
(Fonte: Piero Sumerano)
Del resto, nella prima metà di ottobre 2022 si potevano conteggiare fino a 450-500 catture, con le trappole praticamente annerite dagli adulti rimastivi adesi. Nell'ultima annata olivicola le infestazioni sono state particolarmente attive e virulente soprattutto nella fascia costiera dove le temperature, pur costantemente elevate e al di sopra della norma, sono state di 3-4°C inferiori a quelle dell'entroterra.
Normale quindi che a fronte di simili popolazioni tardo-estive anche la fase di svernamento si sia mostrata abbondante quanto a individui. Un trend che pare essersi esaltato soprattutto nella fascia costiera del brindisino.
Se la presenza invernale e inizio-primaverile dell'insetto sarà proporzionale anche a fine primavera, vi è quindi da temere attacchi significativi già nelle fasi precoci della crescita delle drupe.
Purtroppo, di strumenti tecnici ve ne sono sempre meno. Dopo la dipartita di dimetoato e di fosmet l'arsenale insetticida si è infatti assottigliato, anche perché gli esteri fosforici permettevano di intervenire e di risolvere senza l'ausilio di particolari competenze tecniche.
Diverso l'approccio da utilizzare invece con le sostanze attive rimaste, le quali vanno applicate tempestivamente, prima che l'infestazione prenda piede.
Necessario l'approccio integrato
In considerazione di quanto sopra, diviene sempre più indispensabile la conoscenza tecnica del problema, nel tentativo di fronteggiarlo ricorrendo a ogni possibile contromisura agronomica. In primis, va eseguito un puntuale monitoraggio in campo, apponendo già a fine inverno le apposite trappole cromotropiche.
Ciò permette di seguire settimanalmente l'evoluzione del parassita. A questo, va affiancato anche un monitoraggio visivo delle olivine in fase ricettiva, poiché non sempre una cattura elevata è garanzia di una infestazione altrettanto grave. Ma può anche verificarsi l'opposto. Quindi, l'ispezione delle olive sugli alberi è fondamentale quanto l'apposizione di trappole e l'analisi climatica del contesto in cui si opera.
Per la difesa attiva dell'oliveto, diverse sono poi le vie da seguire. Oltre alle applicazioni fogliari di specifici insetticidi, che patiscono però di limitazioni numeriche quanto a trattamenti annui, possono essere anche adottati sistemi di cattura massale.
In tal senso esistono trappole dotate di esche proteiche e di sostanze attive insetticide, essenzialmente piretroidi. Inoltre, a rendere la vita più difficile alle mosche adulte in cerca di olive su cui ovideporre possono essere impiegati caolino, zeolite o talco sotto forma di silicato di magnesio.
L'utilizzo integrato di tali contromisure può contenere gli attacchi di Bactrocera oleae, mitigandone i danni alla raccolta.
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Fonte: AgroNotizie