Scienza, agronomia, economia, politica e anche giustizia. Un pot-pourri di argomenti alquanto ricco quello condiviso a lodi il 22 settembre scorso in occasione di una serata organizzata dall’associazione “Lodi liberale” nelle persone di Giuliomaria Montini e Lorenzo Maggi, rispettivamente presidente e segretario dell’associazione.
L’incontro è stato battezzato “Ogm, tra Scienza e Libertà” e ha posto sul tavolo dapprima gli aspetti tecnico-scientifici dello stato dell’arte sulle biotecnologie agricole, grazie alla presentazione di Davide Ederle, laureato in Biotecnologie Agro-Industriali presso l’Università di Verona e oggi responsabile comunicazione del Parco Tecnologico Padano, come pure collaboratore di Agrisole. Ederle è anche tra i soci fondatori dell’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani e dello YEBN, acronimo di Young European Biotech Network.  

Davide Ederle, biotecnologo, ha condiviso con la platea le conclusioni che si possono dedurre sugli ogm in base alla mole di ricerche scientifiche effettuate
 
Più di 14 mila le pubblicazioni esistenti a livello globale che parlano di ogm, come pure vi sono oltre 33 mila studiosi che si occupano di biotech. Ben 250 milioni gli euro spesi in ricerca pubblica. Risultato? Il Mondo della scienza, fatte salve le ormai ben note eccezioni, si dice favorevole agli ogm. Non vi sarebbero infatti prove circa eventuali rischi per la salute o per l'ambiente.
Davide Ederle ha anche portato motivazioni concrete del perché le biotecnologie agricole sono utili e lo saranno ancora di più in futuro. La popolazione mondiale è infatti passata dai tre miliardi del 1961 ai setti miliardi attuali e punta decisa al valore record di nove per il 2050. Il tutto a fronte di una superficie coltivabile più o meno identica a quella di un secolo e mezzo fa. Non saranno gli ogm da soli a salvare il Mondo, ovviamente, ma possono comunque contribuire a innalzare la sicurezza alimentare globale.
Gli ogm vengono utilizzati soprattutto nel campo della zootecnica, ove la salute del bestiame non è certo peggiorata a causa loro come si afferma in alcuni studi puntuali, dispersi però in un mare magnum di ricerche più ampie che ne smentiscono i risultati.
L'Italia peraltro, a causa delle sue ataviche deficienze produttive, importa tonnellate di alimenti dall’estero e questi sono spesso contenenti ogm in modo significativo. Su questi mangimi si basa per giunta la produzione dei migliori formaggi e salumi italiani, quel fiore all’occhiello sbandierato proprio da chi tanto ama i prodotti tipici, quanto poi detesta alcuni degli alimenti con cui essi vengono prodotti.  Dal punto di vista del consenso, sia la Commissione europea, sia enti come l’Efsa sono invece unanimi nel concordare che i prodotti ogm non sono pericolosi. Nonostante ciò, i tempi per registrare un nuovo ibrido sono enormemente più lunghi di quelli richiesti per varietà ottenute per esempio tramite irradiazione del dna. Una pratica assolutamente non chirurgica con la quale si inducono mutazioni casuali e imprevedibili.
Lascia quindi abbastanza perplessi l’idea che verso gli ogm ottenuti tramite le più moderne tecniche di laboratorio, molto più precise e mirate, vi sia tale ostracismo politico e normativo. Per lo meno in Italia, visto che in molti altri Paesi ciò non avviene.

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Giorgio Fidenato, produttore del Friuli, ha parlato dei benefici riscontrati in campo
dei mais Bt  e ha riassunto le diatribe legali di cui è ormai da anni protagonista in Italia nonostante l'Europa gli abbia dato da tempo ragione

Il segmento centrale della serata è stato dedicato alla disamina delle disavventure legali di Giorgio Fidenato, agricoltore friulano che da anni, insieme ad alcuni colleghi, porta avanti una strenua battaglia per ottenere la libertà di seminare mais resistente alla piralide.
Fra distruzioni vandaliche e processi, Fidenato non ha mai ceduto alle Leggi, ai Decreti o alle Circolari con cui in Italia si è provato (e spesso riuscito) a inibire le semine di ogm. Peccato che la normativa europea sia chiara in materia e se uno Stato membro intende modificare le Leggi comunitarie anziché recepirle tal quali deve innanzitutto notificare queste modifiche a Bruxelles, cosa che spesso sul tema del contendere non è stata fatta, argomentando per di più con dati alla mano i perché di tali modifiche. Analogamente alla Francia, ove si combatte una battaglia anti-ogm altrettanto veemente, anche l’Italia si è quindi sentita rispondere spesso picche dall’Europa. Nonostante ciò, la produzione di Leggi nazionali o regionali è proseguita e sono ormai ben 16 i giudici che si sono occupati della faccenda. Ora giudicando a favore di Fidenato, ora contro.
La lotta resta ovviamente aperta, in attesa di ulteriori sviluppi.
 
Pannocchie di mais Bt a confronto con pannocchie convenzionali, trattate con insetticidi. A destra, danni gravi da piralide

Infine, la parola dell’associazionismo agricolo è stata portata da Antonio Boselli, Presidente Confagricoltura di Milano, Lodi e Monza Brianza. Contrariamente all’omologa Coldiretti, Confagricoltura da sempre si dice favorevole all’adozione delle colture geneticamente modificate. Boselli ha testimoniato la propria preoccupazione per questi ostruzionismi al progresso che, a suo avviso, ma non solo, rischiano unicamente di zavorrare l’Italia dal punto di vista tecnologico e quindi economico. Il fronte del no è purtroppo esclusivamente politico, basti pensare alle differenti bandiere che sventolavano sulla testa degli ultimi sei o sette Ministri dell’Agricoltura, dicastero che ha ormai visto sedere politici appartenenti trasversalmente ai diversi schieramenti oggi in Parlamento. Del resto, si sa, un politico deve sempre fare i conti con l’elettorato e se questo è stato maliziosamente convinto che gli ogm fanno male, mai e poi mai tale politico prenderà decisioni impopolari che gli possano costare la poltrona.
 
Chiusa la serata, insieme alla considerevole mole di informazioni condivise, resta però una certa amarezza constatando l’impossibilità di confrontarsi in modo aperto e onesto sul tema ogm con i sostenitori del no. Non a caso, a un partecipante all’incontro, noto agli organizzatori per la sua avversione al biotech, è stato chiesto amichevolmente se dopo le relazioni avesse cambiato in qualche modo idea. La risposta è stato un altrettanto amichevole invito ad andare in un posto che in un articolo giornalistico è bene non riportare.
Come volevasi dimostrare…